Affronta la salita verso Sant’Onofrio e il resto lo trovi da te

Clementina Coppini
Arte, storia, fatica, spiritualità e persino ironia: ecco cosa si può incontrare dalla chiesa di Bovezzo alla cima del monte Spina
Onofrio visse nel IV secolo e rimase nel deserto settant’anni
Onofrio visse nel IV secolo e rimase nel deserto settant’anni
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La prima notizia che si ha della chiesa di Sant'Onofrio a Bovezzo è di un sito in cattive condizioni, come lo è la carriera degli studenti sui quali il santo omonimo vigila (oltre che per recuperare i brutti voti viene invocato per ritrovare oggetti smarriti, tipo la voglia di aprire i libri). La sua ricorrenza è il 12 giugno, tempo di esami e pagelle.

Onofrio, il cui nome è collegato a Osiride e significa «colui che è sempre buono (o felice)», è da rivalutare anche per il suo look: è rappresentato come un anziano con barba lunga, perizoma e un angelo al suo fianco (chi non ne vorrebbe uno?).

La chiesa

L'interno dell'eremo è affrescato nientemeno che dal Romanino e dai suoi allievi. È una sorpresa trovare in un edificio dall'aspetto così umile (struttura a capanna con aula unica) una tale qualità di dipinti, che raccontano episodi di vita di un anacoreta egiziano del IV secolo rimasto nel deserto per 70 anni. Esistenza austera, narrata in quadri pieni di leggerezza, come se privazioni e solitudine non fossero qualcosa di così difficile da sopportare.

Con lui c'è Pafnuzio, futuro santo che, incuriosito dai racconti su tale eremita, andò a trovarlo. Onofrio, come descritto in queste affascinanti e ammalorate pitture, si spegnerà accanto a lui, dopo avergli detto di tornare in città, raccontare la sua storia e non imitare le sue scelte.

Forse la narrazione risulta così soave per la presenza costante di uno o più angeli, sempre felici e buoni come l'anziano sul quale vigilano, come il bambino che portano in volo tra le braccia di Dio Padre. Chissà se questa creatura è il piccolo Onofrio della leggenda riguardante la sua nascita. Pare fosse figlio di un re il quale, avendogli un demone instillato il dubbio che il suo erede fosse illegittimo, sottopose il neonato alla prova del fuoco, dalla quale egli uscì indenne. Andato giovanissimo in monastero, divenne presto abate. Comunque sia, è commovente vedere un'anima innocente e ignifuga condotta in cielo.

Tutto ciò si può, se non vedere a chiesa aperta, intuire guardando l'interno da una finestrella a lato del portale. Il luogo è troppo isolato per non necessitare di essere protetto da intemperie e miserie umane. Dietro l'altare svettano tre statue in legno: la Vergine, San Fermo e ovviamente Onofrio, la scultura più antica. Ciò che invece non serve immaginare è il panorama stratosferico che si stende tutto intorno a questo romitorio posto sulla cima del monte Spina (o Sant'Onofrio).

Come raggiungerla

Da Bovezzo sono due ore di camminata con vista che si amplia man mano che si sale. A proposito, a un certo punto s'incontra la Santella Pantera. Niente paura, non c'è nessun grande felino, solo un portico di pietra dove riprendere fiato. È una storpiatura di puntera, che significa salita. Per recuperare i voti e ritrovare ciò hai perduto devi sempre affrontare una salita. Poi il resto lo trovi da te.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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