Un anno di pandemia: I come Immuni e incertezza
Era stata presentata come una risorsa fondamentale, ma lo scorso maggio Vittorio Colao - allora a capo della task force per la Fase 2, oggi ministro del governo Draghi per l'Innovazione tecnologica e la Transazione digitale - era stato una sorta di Cassandra. «Non so se funzionerà, lo decideranno la tecnologia e gli italiani». La tecnologia non ha collaborato, gli italiani ancora meno.
I primi bug hanno fatto capolino a poche ore dal rilascio dell'app sugli store digitali e si sono susseguiti per mesi. Verifiche ferme su alcuni telefoni, notifiche impantanate, malfunzionamenti assortiti, dubbi sull'efficacia del bluetooth. Uno dei primi casi verificati di malfunzionamento in Italia lo ha raccontato a agosto il Giornale di Brescia e poi ne sono seguiti a decine. Forse anche per questo restano troppo pochi gli italiani che hanno scaricato e usato correttamente Immuni. I download, ad oggi, sono 10,3 milioni: un totale ben lontano da quel 60% che ne garantirebbe un funzionamento accettabile.
E ora, che si fa? La pandemia non è certo risolta, il sistema di tracciamento dei contagi si è incriccato, la campagna di vaccinazione pare durerà ancora mesi. E nel frattempo, Immuni potrebbe davvero fare la differenza? Di sicuro c'è da metterci le mani. E chi e come lo farà, dipenderà da cosa Draghi e Colao decideranno di mettere in pista. E soprattutto, se a questo punto valga davvero la pena farlo.
Francesca Renica
Incertezza
I come incertezza ovvero la dimensione personale e collettiva in cui stiamo vivendo da un anno. Una bolla, che ci costringe a restare in apnea. A limitare l’orizzonte del nostro futuro. Incertezza come disvelamento della nostra fragilità di esseri umani. Ci credevamo invincibili, depositari di magnifiche sorti e progressive: la pandemia ci ha ridato il senso del limite.
Incertezza sulla nostra salute, attaccata da un nemico invisibile, in bilico ogni momento nonostante mascherine e distanziamento. L’incertezza sul perimetro della vita sociale, legata al mutare dei colori. I dubbi sulla capacità della classe politica di prendere le decisioni giuste, impegnata com’è a rincorrere il consenso, in una gara a chi grida più forte solleticando la pancia della gente.
L’incertezza sull’anno scolastico, fra aperture e chiusure, Dad e presenza. Il sospetto che il nostro Paese consideri la cultura un orpello, visto il trattamento da Cenerentola riservato a musei, cinema, teatri, mondo dello spettacolo. E soprattutto l’incertezza sul futuro dei giovani, dei nostri figli e nipoti. Rimpiangiamo con loro tutto ciò che hanno perso quest’anno: le occasioni, le speranze, le aspettative, i progetti cancellati.
Ci domandiamo cosa riserveranno i prossimi anni, con lo spettro della crisi economica e l’incubo che l’Italia non sappia cogliere davvero il senso del Next Generation EU (questo il nome giusto), alias il Recovery Fund.
Enrico Mirani
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