Un anno di pandemia: Z come Zoom
Zoom
C’è un prodotto simbolo quasi per ogni segmento di mercato. Un brand che riluce di luce propria, un’icona che rappresenta più di se stessa. Da dodici mesi a questa parte ci siamo abituati a lavorare nella desertica serenità dei nostri bunker anti-virus, chiamati case. A comunicare in rete guardando negli occhi tutti i convocati di affollate riunioni senza schiodare i nostri sguardi dallo schermo di un pc o di uno smartphone. A partecipare a webinar (sic in testibus) e convegni attraverso piattaforme più o meno agili. L’emblema della categoria programmi per videoconferenze si è rivelato Zoom.
Il sistema prodotto dall’omonima software house di San José, in California, fondata da Eric Yuan in tempi non sospetti (2011), si è affermato come uno degli strumenti più completi, pronti al momento dello scoppio della pandemia. Tanto da fare di Yuan il venditore di ombrelli nel giorno di pioggia.
A Wall Street il titolo, nell’anno nefasto per gran parte dei listini di tutto il mondo, è decollato oltre le più entusiastiche e spericolate stime degli analisti: +1.200%. Fa parte di quelle azioni trascinate dalla bolla del Covid-19, in parte già ridimensionata. Tutta colpa - si fa per dire - del vaccino, viatico per la strada che conduce alla ritrovata libertà, persino di ciondolare in interminabili ed estenuanti riunioni in presenza: dalle prime notizie ufficiali circa la disponibilità di dosi e immunità conseguente, la exit strategy globale dalla pandemia ha fiaccato l’euforia degli investitori. Il titolo perde, regolarmente.
Ma pare che Yuan se ne farà una ragione: le sue azioni che nell’aprile 2019 valevano 62 dollari, sfiorando a metà ottobre i 560, ora si aggirano oltre i 410, con una recentissima risalita. Segno che crediamo nei vaccini, ma che le incertezze (leggi varianti) insegnano cautela a chi punta sul tavolo delle borse. E che forse a quella normalità che fu oggi non confidiamo di tornare: tutto sommato poter partecipare al meeting aziendale senza perdere una fetta di vita nel traffico non è stata una brutta scoperta.
Gianluca Gallinari
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