Telefonini sotto chiave in tre scuole bresciane su dieci

Venerdì mattina, lezione di matematica, terzo banco dell’ultima fila. Il cellulare vibra nella cartella. Se provo a dare una sbirciatina mi perdo l’espressione che la prof sta scrivendo alla lavagna. Se lo ignoro non riesco comunque a concentrarmi perché continuerei a pensare a chi potrebbe avermi scritto quel messaggio.
Cosa faccio? Che il telefonino sia una potente calamita per l’attenzione lo sanno tutti. Ecco perché il mondo della scuola cerca di fissare delle regole. In generale il principio base è lo stesso: lo smartphone a lezione è vietato, salvo diverse disposizioni dell’insegnante che potrebbe decidere di usarlo a fini didattici. Detto questo le sfumature sono tantissime: alcuni istituti invitano gli alunni a riporlo in armadietti, cassettini o scatoloni (come la Scuola Bottega e l’Euroscuola, che quest’anno hanno avviato la sperimentazione); altri chiedono che venga tenuto spento nello zaino e prevedono sanzioni (alla Madonna della Neve di Adro 15 giorni senza cellulare per i furbetti); altri ancora lo usano come dispositivo per coinvolgere gli alunni e favorirne l’apprendimento.
Giuseppe Bonelli, dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Brescia, la pensa così: «Lo smartphone distrae, ma il divieto è sempre una piccola sconfitta pedagogica - è il suo commento - . I ragazzi andrebbero educati all’uso responsabile e consapevole di questo strumento».Negli armadietti
Interpellando le varie scuole superiori bresciane è emerso che chiedono agli studenti di depositare il cellulare in appositi armadietti o sulla cattedra 7 scuole statali su 39 e 9 non statali su 18. Quindi, nel complesso, circa 3 su 10. Non è tutto, però: a ciò va aggiunto che anche negli istituti in cui non vige ufficialmente questa regola alcuni insegnanti, a loro discrezione, la impongono.
Entrando nel merito dei vari casi, i telefonini vanno consegnati all’ingresso e ripresi all’uscita ad esempio al liceo Golgi di Breno, al professionale del Beretta di Gardone Valtrompia e all’Antonietti di Iseo, dove «possono essere usati durante la ricreazione o per ragioni didattiche. Il mancato rispetto delle norme - spiega il dirigente Diego Parzani - comporta una nota disciplinare e, se ripetuto, fa scattare una sanzione che può essere una censura o la sospensione dalle lezioni».
Al Canossa Campus i cellulari vanno riposti «in armadietti personali - spiega il direttore Maurizio Castrezzati -. Succede poi con una certa frequenza che gli insegnanti invitino gli studenti a usarli per test o condivisione di compiti. I telefonini possono infatti essere utili a scuola, ma durante le lezioni ordinarie devono stare negli armadietti». Questo a dimostrazione che anche nelle scuole in cui vige la regola di consegnarli, c’è consapevolezza circa le potenzialità didattiche dello strumento.
Curioso è poi il caso del Gianni Brera di Brescia: «I cellulari - spiega il preside Nicola Barbaglio - vanno lasciati nelle cassettine collocate all’ingresso di ogni classe; chi trasgredisce, perché magari ne possiede un altro, deve pagare una multa da 50 euro. I fondi raccolti vanno poi all’associazione per la lotta alla fibrosi cistica. Pre-Covid avevamo donato 500 euro in un anno». Le cassettine c’erano anche al liceo Bonsignori di Remedello ma, come spiega il dirigente Angelo Bagossi, «ne abbiamo sospeso l’utilizzo per via della pandemia. E anche per quest’anno i cellulari vanno tenuti spenti negli zaini».
Spento in cartella
Non ritiene necessario quello che chiama un «sequestro preventivo» Gianmario Martelloni, preside del Capirola di Leno. «Siamo orientati a non proibire - aggiunge il collega Francesco Mulas del liceo Bagatta di Desenzano -: significherebbe abdicare alle prerogative della scuola». Consapevole delle potenzialità dello strumento è, poi, il Meneghini di Edolo: «Abbiamo adottato l’approccio "byod" ("bring your own device", in italiano "porta il tuo dispositivo"): gli studenti possono usare lo smartphone durante specifiche attività didattiche. A maggior ragione dopo i tempi della dad».
Il cellulare è entrato nelle lezioni anche al liceo Luzzago di Brescia, dove si lavora per evitare che gli studenti lo usino in maniera scorretta (dentro e fuori la scuola) e ne capiscano, invece, la forza. Ritiene discutibile la scelta di alcune scuole di invitare gli alunni a riporre i cellulari nell’armadietto Roberta Pugliese, preside del Tassara Ghislandi di Breno: «Sono un effetto personale. Gli studenti potrebbero dire: "Io ve l’ho dato integro e ora è rovinato"».
Cellulari nelle disponibilità dello studente ma spenti (salvo che i docenti vogliano usarli per la didattica) anche al liceo De André di Brescia: «Qualora i genitori avessero necessità assoluta e motivata di comunicare con loro possono usare i numeri dell’istituto - precisa il vicepreside Massimo Pesenti -. Conosciamo opportunità e rischi di questi strumenti, sappiamo che fanno parte della vita dei ragazzi. E cerchiamo di educare questi ultimi affinché li usino in modo consapevole e responsabile».
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