Silenzio e tensione per re e regine: il campionato italiano di scacchi entra nel vivo
Ore 14.44, salone Morstabilini del centro Paolo VI. Lo schermo gigante appeso a una parete indica che mancano 16 minuti all’inizio del torneo odierno del campionato italiano di scacchi. I giocatori non sono ancora arrivati: «Entreranno all’ultimo - spiega uno dei tre arbitri -. Hanno bisogno di tranquillità per concentrarsi. La sfida è ormai entrata nel vivo: sabato sapremo i nomi dei vincitori».
I minuti passano e le scacchiere sono pronte, ordinatissime. Il primo ad arrivare è Gabriele Lumachi, unico bresciano in gara. Ha vent’anni e le spalle larghe. Figlio di musicisti (il papà suona il fagotto, la mamma la viola), frequenta l’università (Studi internazionali a Trento) e, grazie a un’intuizione del nonno Giovanni, gioca a scacchi da quando era piccolo. Già vincitore dell’Under 20, quest’anno compete per la prima volta nell’Assoluto. Con sé ha uno zainetto con l’acqua e «i biscotti che ho preso alla colazione», racconta lo studente di Bovezzo. Un arbitro controlla che non abbia dispositivi elettronici per comunicare con l’esterno. Poi può sedersi davanti alla scacchiera.
«Sta andando bene - commenta emozionato -. Sono carico per affrontare le ultime sfide. Sono partito undicesimo su dodici e qui ci sono giocatori molto forti: il risultato finale non conta, ma oggi ho io il bianco e voglio vincere». I genitori (e moltissimi appassionati) lo seguono in streaming (dal sito www.federscacchi.com/eventi/): «Spero sempre di dare uno spettacolo dignitoso». Alle 15, ora d’inizio della sfida, manca poco e anche gli altri concorrenti raggiungono la sala. Tutti sono di stanza al Paolo VI. Il più «anziano» ha 55 anni, il più piccolo 11, è bergamasco ed è accompagnato dalla nonna. Si chiama Leonardo Vincenti ed è già maestro Fsi.
Pronti, via
Sono le 15 e l’arbitro decreta l’inizio del torneo. I giocatori sono suddivisi in tre categorie: Assoluto (sono in dodici), Under 20 (in otto) e Femminile (in otto). Concentratissimi, danno il meglio di sé in partite che nei giorni scorsi sono durate anche sette ore.
Quella per gli scacchi è una passione alla quale questi «big» dedicano tantissimo tempo ed energie. Giocare è bello perché «insegna a misurarsi con altri e ad accettare la sconfitta - ci spiega il maestro Augusto Caruso del Laboratorio scacchi di Trieste -. È un gioco mentale, con regole chiare. Aiuta a pensare, a calcolare, a concentrarsi e a gestire lo stress: a volte si ha poco tempo per prendere una decisione e si deve optare per la "meno peggio". Il giudizio, inoltre, non esiste e questo aiuta ad accettare l’errore. L’importante è raggiungere e superare i propri limiti».
Il campionato, dicevamo, si concluderà domani. In parallelo, alle 10, la Sala del Camino di Palazzo Martinengo ospiterà la cerimonia di premiazione dei benemeriti. Uno è bresciano. È Roberto Messa. Classe 1957, è stato campione italiano nel 1981, vice nel 1985 e campione italiano a squadre nel 1986. Nel 1989 ha fondato la casa editrice Messaggerie Scacchistiche e ha iniziato a pubblicare la rivista Torre & Cavallo, tutt’ora attiva.
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