Ora l’aula magna del Mantegna porta il nome dello chef Vittorio Fusari

In via Fura a Brescia, alla presenza della moglie Patrizia Ucci Fusari, è stata inaugurata la targa in ricordo del cuoco, morto due anni fa
Lo chef iseano Vittorio Fusari, scomparso nel 2020 - Foto tratta da Facebook
Lo chef iseano Vittorio Fusari, scomparso nel 2020 - Foto tratta da Facebook
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È dedicata a Vittorio Fusari l’aula magna dell’istituto alberghiero Mantegna di Brescia, inaugurata ieri alla presenza di autorità civiche, produttori, cuochi e studenti. Il celebre chef, morto improvvisamente due anni fa, stella Michelin e promotore di una cucina che sposa gusto e salute, rappresenta d’ora in poi un testimone indelebile per i giovani che verranno formati nella scuola superiore di via Fura.

Interessante e coinvolgente l’intera mattinata dedicata, grazie anche alla collaborazione di Slow Food, non solo il carattere e la filosofia dello chef Fusari. Ha riportato ricordi e suggerimenti seguendo il suo motto, «benessere per gli ospiti, rispetto per i produttori, etica del cibo», che racchiude il suo sentire e la capacità di contribuire a salvare biodiversità e tradizioni popolari. Introdotti da Giovanni Rosa, dirigente del Mantegna, hanno ripercorso le sue orme molti ristoratori, cuochi e produttori che con lui hanno vissuto la sfida di un nuovo «alfabeto» della cucina, raccontando attraverso aneddoti e avvenimenti come un luogo di ristorazione e di convivialità possa diventare relazione di scambio collettivo.

La testimonianza della moglie

La particolare visione etica di Fusari è confluita in un rapporto di totale adesione alle tematiche di Slow Food, mettendo in pratica i principi del «cibo buono, pulito e giusto per tutti», sia nel suo lavoro che nell’attività di formazione di tantissimi giovani cuochi che ancora oggi seguono i suoi insegnamenti in tutto il mondo. «Il messaggio di Vittorio - ha ricordato la moglie Patrizia Ucci Fusari scoprendo la targa di intitolazione dell’aula magna - è stato antesignano, ma oggi è diventato concreto per tutto il mondo del food. Come la definizione chilometro zero, banalizzato in alcuni casi, è invece il fondamento per recuperare le buone tradizioni e difendere territorio e qualità».

«Le scienze gastronomiche fanno parte della nostra vita - ha concluso Carlo Petrini storico presidente e fondatore di Slow Food -. È la conoscenza ragionata di tutto ciò che si riferisce all’uomo. La gastronomia appartiene alle più disparate discipline: la storia naturale, la fisica, la chimica, la cucina, il commercio e financo l’economia politica».

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