Come in «Mare fuori», ma non è fiction: lezioni di pizza in carcere a Canton Mombello

L'iniziativa del giovane napoletano Ciro Di Maio, titolare della pizzeria nel complesso Multisala Oz. «Cerco colleghi con cui fare sistema»
Il pizzaiolo Ciro Di Maio, classe 1990
Il pizzaiolo Ciro Di Maio, classe 1990
AA

Ai moltissimi appassionati della serie tv «Mare fuori» di Rai Fiction, ambientata nell’Istituto penale per minorenni di Napoli e da mesi al centro di un incredibile successo di pubblico, la storia non suonerà nuova. Nella terza stagione, infatti, parecchie scene si svolgono durante le «lezioni di pizza» tenute in carcere da un maestro pizzaiolo napoletano.

Quello che succede nel carcere di Canton Mombello a Brescia, invece, non è una fiction. Dal 28 febbraio scorso, infatti, il giovane Ciro Di Maio insegna l’arte dell’impasto a sette detenuti, due volte a settimana. Classe 1990 e titolare della pizzeria «San Ciro» nel complesso della Multisala Oz in via Sorbanella, Di Maio ha ideato il progetto nel 2019 con Luisa Ravagnani, garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Brescia, e ha ottenuto il sostegno della direttrice del carcere stesso, Francesca Paola Lucrezi. L’iniziativa non è decollata subito a causa del Covid, ma ora è entrata finalmente nel vivo.

Le lezioni

Per due mesi Ciro Di Maio terrà lezioni di teoria e pratica su come si fa la pizza perfetta. Dal ruolo del sale alla temperatura dei forni, passando per i segreti dell'impasto e quelli legati al pomodoro. In tutto, 40 ore di un corso professionale che userà le strutture del carcere (come il forno elettrico) e sarà supportato dal locale «San Ciro», almeno per la gestione dei primi impasti.

Le pizze di San Ciro, cotte nel forno a legna - Foto tratta da Facebook
Le pizze di San Ciro, cotte nel forno a legna - Foto tratta da Facebook

«Imparare un mestiere è una concreta possibilità di prepararsi a un futuro lontano dalle scelte devianti che in precedenza hanno condotto al carcere» commenta Ravagnani. «L'impegno di Ciro dimostra che la collettività esterna è in grado di abbandonare pregiudizi e stigma per trasformarsi in elemento fondamentale del percorso di reinserimento. Non resta che sperare che l'entusiasmo di Ciro contagi anche altri imprenditori». Concorde anche la direttrice Lucrezi: «Il corso ha riscosso moltissimo apprezzamento tra i detenuti: sono molti quelli che avrebbero voluto partecipare, ma i posti sono limitati. Spero si posa ripetere l’esperienza e sarebbe un importante risultato se altri pizzaioli accettassero la proposta di Ciro di fare sistema».

Chi è Ciro Di Maio

Originario di Frattamaggiore, nel Napoletano, Di Maio si è trasferito in Lombardia nel 2015. È così che è iniziata l'avventura di «San Ciro», la sua pizzeria con sede a Brescia. Il nome del locale deriva da quello dei nonni, sia materno che paterno: figure importanti nella sua vita, come quella del padre, che per rimediare a un passato difficile ha dedicato il suo tempo al volontariato e ad aiutare i giovani ad uscire dalla droga.

«Un ragazzo che finisce in carcere, magari per reati minori, poi ha una difficoltà enorme nel reinserirsi nel mondo lavorativo», spiega Ciro. «Lo so per esperienza personale, ho visto molti amici finire male. Per questo ho deciso di impegnarmi in prima persona per aiutarli. In questo momento storico, tra l'altro, c'è una richiesta sempre maggiore di pizzaioli e di persone che si vogliano impegnare nell'ambiente della ristorazione. Abbiamo pensato di proporre un corso di questo tipo proprio per garantire in modo quasi automatico l'assunzione alle persone che seguiranno il corso».

L'obiettivo nel medio periodo di Ciro è quello di creare una sorta di consorzio di pizzaioli che, come lui, vogliano dare una possibilità a chi ha sbagliato e contemporaneamente ricoprire quei ruoli che sono ancora vacanti. «Lancio un appello ai miei colleghi che lavorano nella ristorazione - conclude Ciro -. Vorrei fondare un'associazione di persone che vogliano aiutare gli ex detenuti a reinserirsi con una nuova professionalità. In questo periodo nel quale mancano lavoratori è un modello positivo per tutti».

In quanto al suo locale, conosciuto per la veracità della pizza, spiega: «Mi piace "tirare le orecchie" alle pizze, ognuna ha il suo carattere e deve mostrarlo, odio le pizze perfettamente rotonde e se c'è più pomodoro da una parte rispetto ad un'altra è perché usiamo pomodori veri». Molti i vip che lo amano: le pareti del suo ristorante sono piene di fotografie. Tra le altre anche Eva Henger, che è stata a cucinare pizze una sera da lui. Senza dimenticare i giocatori del Brescia Calcio, che quando possono, anche dopo le partite, lo passano a salutare.

Icona Newsletter

@I bresciani siamo noi

Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato