Come dovrebbe essere un parco giochi per essere davvero inclusivo

A Brescia e provincia non solo giostrine per i bambini con disabilità motorie: l’accessibilità passa dagli accessi senza erba, dall’assenza di ghiaia, dai giochi di manipolazione e da diversi altri elementi
Uno xilofono, gioco sensoriale e di manipolazione - © www.parchipertutti.org
Uno xilofono, gioco sensoriale e di manipolazione - © www.parchipertutti.org
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Non bastano un’altalena con schienale a orsacchiotto e una giostrina adatta alle carrozzine per rendere un parco giochi inclusivo. Tanto più se per raggiungere queste attrazioni bisogna passare sull’erba.

La reale accessibilità

Negli ultimi anni, qua e là in tutta Italia, nostra città e provincia comprese, le aree per bambini sono state riqualificate in ottica inclusiva. Ma sono davvero tutte accessibili ai disabili?

«Non esistono parchi giochi completamente inclusivi. Le disabilità sono tantissime e anche molto diverse tra loro: spesso si tende a pensare solo a quelle motorie, ma ce ne sono molte anche di tipo cognitivo e pure di tipo sensoriale». A spiegarlo è Enrico Mazzola, referente della rete lombarda «Parchi per tutti» (il sito da cercare è Parchipertutti.org), nata nel 2021 nella Bergamasca ed estesa anche nel Bresciano, con l’adesione di 14 Comuni e del Parco Oglio Nord e il sostegno di Acb (Associazione comuni bresciani): «A unirci – racconta Mazzola – è la volontà di rendere le nostre aree gioco sempre più accessibili e fruibili dal maggior numero possibile di utenti». Come?

Le caratteristiche

Premesso che il parco giochi perfetto non esiste, Mazzola e Claudia Protti del blog Parchipertutti.com evidenziano che «l’accessibilità è un elemento imprescindibile: tutti gli utenti devono poter accedere a queste aree facilmente che siano essi adulti o bambini, che possano camminare oppure abbiano ridotta capacità motoria». I percorsi per raggiungere le attrazioni devono essere «lisci e pianeggianti»: sì, dunque, alla pavimentazione antitrauma.

Possono invece rappresentare un ostacolo la ghiaia, l’erba e le mattonelle con le fughe perché «bisogna pensare a chi accede a piedi, con la carrozzina, con il bastone, con il deambulatore...». Tutt’intorno, ovviamente, serve la natura «che fornisce ombra, ossigeno, una bella vista».

Ben vengano, poi, le panchine, le fontanelle per l’acqua e, nelle vicinanze, pure i servizi igienici e i parcheggi.

I giochi per tutti

Quanto ai giochi: Mazzola e Protti dicono no a quelli «esclusivamente riservati a qualcuno» (magari con il simbolo della carrozzina e collocati a distanza rispetto agli altri) perché fanno sentire isolati i piccolo che li utilizzano. Servono «giochi adatti a tutti: si possono installare, ad esempio, vari tipi di altalene (sedile a tavoletta, gabbietta, cestone, con schienale), in modo tale che ogni bambino o bambina possa trovare quello più adatto a sé. Esistono, poi, diverse strutture sulle quali si può salire anche in carrozzina come la giostra girevole installata raso terra, i bilici e i giochi a molla».

Pensando alle disabilità sensoriali sono di grande utilità i giochi di manipolazione (come il tris) o quelli musicali (come lo xilofono grande). «I bambini – aggiungono – amano giocare anche con elementi semplici come tubi parlanti, fare finta di navigare su una grande barca o nave che abbia un ingresso sufficientemente largo da permettere il passaggio di una carrozzina. Se in fase di progettazione si pensa ai diversi utenti, a diverse esigenze e diversi modi di muoversi, si può realizzare uno spazio in cui i bambini e le bambine possono interagire, giocare insieme, socializzare e fare amicizia».

Forza 4, un gioco che stimola a trovare soluzioni alternative - Foto © www.parchipertutti.org
Forza 4, un gioco che stimola a trovare soluzioni alternative - Foto © www.parchipertutti.org

Ne è convinta anche Veronica Zampedrini, direttrice di Acb, realtà che anche in passato ha promosso percorsi di formazione sui parchi giochi per tutti: «Il tema dell’inclusione ci sta particolarmente a cuore». L’associazione collabora quindi da tempo sia con la rete sia con le fondatrici dell’omonimo blog.

La situazione nel Bresciano

I Comuni bresciani della rete, dicevamo, sono 14: Ossimo, Esine, Malegno, Provaglio d’Iseo, Incudine, Temù, Azzano Mella, Pontoglio, Pisogne, Vione, Gottolengo, Montirone, Iseo e Borgosatollo. Non sono di certo gli unici ad essere sensibili all’argomento: complice la disponibilità di fondi regionali, negli ultimi anni sono stati adottati tanti accorgimenti inclusivi nei parchi di città e provincia.

Si pensi, ad esempio, al cartello informativo sul sistema Braille e sulla lingua dei segni che attira l’attenzione dei bambini nell’area giochi vista lago alla Maratona di Desenzano.

La lingua dei segni

Cartelli di questo tipo, con testo in Caa (Comunicazione aumentativa alternativa) e un QR code in rilievo che rimanda a un video in Lis verranno collocati presto anche nei comuni della rete che ne faranno richiesta.

La rete, per ora, vanta l’adesione di 75 comuni sparsi in tutta la Lombardia: attraverso una app, con sistema di geolocalizzazione, è possibile trovarli e avere informazioni sulle caratteristiche (inclusive) dei parchi. Il logo è stato scelto dalle scuole: al contest hanno partecipato tremila studenti dei quali molti bresciane.

La Lis per l'inclusione - © www.giornaledibrescia.it
La Lis per l'inclusione - © www.giornaledibrescia.it

Prossime iniziative? Un convegno a Bergamo (il 17 settembre alle 16.30 al Palazzo del Podestà) sulla progettazione di aree inclusive. E un concorso che inviti ciascun bambino a raccontare il proprio parco con una filastrocca. Filastrocche da tradurre in Caa e nella lingua dei segni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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