Archivi bresciani, nasce la rete per un «Cambio di scrittura»
Gli archivi bresciani fanno squadra per imparare l’uno dall’altro, affrontare nuove sfide, come quella digitale, crescere insieme e superare le difficoltà. In poche parole: lavorare a un «Cambio di scrittura» o, come spiega Massimo Galeri, coordinatore del Sistema archivistico della Comunità montana della Valtrompia, «cambiare il passo dell’operare quotidiano».
Nasce così la rete che vede capofila l’Archivio di Stato di Brescia e coinvolge, in cabina di regia, la Soprintendenza archivistica della Lombardia, l’Archivio storico diocesano, il Centro di documentazione e ricerca dell’Università Cattolica e il Sistema archivistico della Comunità montana della Valtrompia.
Una rete aperta alla quale hanno già aderito anche altre 15 realtà bresciane come l’Università Statale, l’Archivio Acli, il Cedoc, l’Archivio della Congregazione dell’oratorio San Filippo Neri, l’Ufficio scolastico provinciale, l’Archivio della Loggia e le Fondazioni Civiltà Bresciana, Calzari Trebeschi e biblioteca Micheletti.
Iniziative
Il progetto, finanziato dalla Fondazione Asm e intitolato, appunto, «Cambio di scrittura», è stato presentato ieri in Cattolica da Galeri, Debora Piroli (Archivio di Stato), Lucia Signori (Archivio storico diocesano) e Pierangelo Goffi (Cattolica). L’obiettivo è condividere le buone pratiche e superare le criticità. Perché, come ha sottolineato Galeri, «esistono archivi sempre più ibridi, dinamici, aperti a nuovi utenti, così come archivi in stato di abbandono o non accessibili».
La rete, nel primo semestre di quest’anno, eseguirà quindi una ricognizione degli archivi aderenti e che aderiranno (archivi di scuole, imprese, fondazioni...). In parallelo, dall’8 febbraio, proporrà un corso gratuito per docenti e operatori culturali (40 posti, otto incontri, adesioni sulla piattaforma Sofia e alla mail as-bs@cultura.gov.it entro il 27 gennaio) che, come ha spiegato Signori, mira a far capire «quanto sia appassionante ed efficace la didattica basata sulla fisicità delle carte».
Questo anche nell’ottica di «aprire sempre di più gli archivi», ha aggiunto Piroli. Seguiranno due seminari e, nel 2024, un convegno che «non intende chiudere il progetto», ha specificato Goffi. Ai promotori è arrivato il plauso di Erika Ruggeri, segretario di Fondazione Asm, perché «il progetto favorisce l’accesso democratico alla realtà documentata» e di Fabrizio Levati della Soprintendenza: «Spero che altre realtà seguano il vostro esempio: l’interconnesione degli archivi è un patrimonio per tutti».
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