Aperto «Vittoria», il nuovo centro culturale per le donne ucraine
L’hanno chiamato «Vittoria» perché è l’auspicio di tutti e «il nostro più grande obiettivo», spiega Yelizaveta. È il centro culturale ucraino che ha aperto ieri al civico 13 di via Bezzecca.
Idea
Yelizaveta, 31 anni, è una delle donne ucraine di casa a Brescia che hanno avuto l’idea di sistemare questo ambiente situato a due passi da Campo Marte con l’intento di offrire una risposta ai bisogni di socializzazione delle donne e dei bambini che in questi mesi hanno lasciato il loro Paese per via della guerra.
«Il centro - spiega - sarà aperto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18. Ospiterà lezioni di italiano, corsi di musica, danza e arte. La nostra cultura è ricchissima di queste cose ed è giusto che vengano approfondite anche qui e presentate ai bresciani. Tutti, infatti, sono i benvenuti nel nostro centro».
Lavoro
La 31enne laureata in Giurisprudenza a Kharkiv da subito si è messa in gioco per aiutare il suo popolo: «Lavoro in Questura per le traduzioni e per aiutare i miei connazionali con i documenti. Inoltre - racconta - il giovedì e il venerdì ricevo i profughi che cercano un’occupazione allo sportello di orientamento lavorativo attivato all’Auser in via Folonari 7 (con le risorse della raccolta fondi "Brescia Aiuta Ucraina" promossa da un tavolo di realtà convocato dalla Fondazione Comunità Bresciana, ndr): li aiuto a stilare una sorta di curriculum e fornisco loro informazioni insieme alla collega Irina. Con alcune amiche, poi, organizzo corsi di pilates a Campo Marte per fare gruppo coinvolgendo le profughe».
Proprio durante quelle lezioni all’aperto è nata l’idea di aprire un centro culturale che potesse essere un punto di riferimento per le donne ucraine accolte a Brescia. Donne che da oggi al civico 13 di via Bezzasca possono «imparare qualcosa, stare insieme, chiacchierare e vedere i loro bambini spensierati e felici».
Appello
Yelizaveta (che in Italia viene chiamata Elisabetta) non nasconde che le donazioni economiche, di questi tempi, sono gradite: «Ci servono per pagare le spese e le insegnanti che, in questo modo, hanno anche un’opportunità di lavorare - spiega -. Siamo inoltre alla ricerca di uno spazio più grande in cui organizzare corsi di pilates quando non farà più molto caldo».
Una realtà che mira ad aiutare le profughe a non pensare alla guerra e a farle sentire a casa tra persone che parlano la stessa lingua, condividono la stessa cultura, gli stessi problemi e lo stesso sogno di... Vittoria.
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