Antipasto per la festa nazionale del cuoco a Brescia: la parola chiave è passione
Oggi per le vie del centro svettano cappelli bianchi da cuoco. Brescia ospita infatti oltre 700 chef per la festa nazionale del cuoco, nel giorno di San Francesco Caracciolo, patrono di chef e affini.
I vari cuochi presenti si guardano attorno con curiosità. L’evento rappresenta una grande occasione di scambio e di confronto con tutte le cucine regionali italiane, ognuna ricca di tesori e con le proprie peculiarità: «Domani presenteremo un inedito - commenta il presidente Federcuochi del Molise Massimo Talia, «la pampanella di San Martino. Ha una preparazione a base di carne di maiale, con una marinatura a base di peperoncino pestato dolce e piccante».
La ricetta per un giovane aspirante cuoco? La parola d’ordine tra gli addetti ai lavori oggi riuniti sotto il cielo della Leonessa è unanime: «Spirito di sacrificio. Ma anche passione. La cucina stessa dovrà attuare una rivoluzione, anche strutturale, per avvicinarsi ai giovani». I turni logoranti stanno infatti allontanando sempre più ragazzi dalla ristorazione, tuttavia, conclude Massimo Talia, «è un lavoro bellissimo. Creativo, mai ripetitivo, sei a contatto con il cibo. Lo rifarei altre mille volte».
Della stessa idea è la cuoca Maria Nasso, dal Lazio: «Un giovane deve avere tanta voglia di impegnarsi, non è un mestiere facile». Anche la situazione rincari non aiuta nè dipendenti nè titolari. «I costi sono aumentati davvero tanto e mantenere lo stesso prezzo per i clienti è difficile. Credo che la cucina, da cui passa gran parte del patrimonio italiano, sia un settore da aiutare». Per Maria Nasso il raduno aiuta anche a conoscere le città italiane: «È la mia prima volta a Brescia. Quello che mi ha colpito di più sono gli spazi larghi e i colori chiari delle case, tornerò a visitarla».
I cuochi, partiti in corteo da piazza Tebaldo Brusato, hanno sfilato in uniforme fino a piazza Paolo VI, dove hanno ricevuto il saluto del sindaco Emilio Del Bono. La banda ha suonato l’inno italiano - cantato con orgoglio anche dai cuochi, dopodichè il primo cittadino ha sottolineato l’importanza della cultura enogastronomica, invitando a portare il meglio dell’Italia nel mondo. Quello che rimane, al di là dell’esperienza, «sono le persone, i luoghi e l’amicizia». Per dirla anche con le parole dell’assessore regionale all'Agricoltura Fabio Rolfi, «abbiamo qui davanti la dimostrazione plastica della bellezza dell’Italia. Un’identità che si esprime con i prodotti della terra: così come siamo il Paese dei mille campanili, siamo quello dei mille cuochi».
La cucina non è solo motivo di grande orgoglio italiano, ma è capace di unire, creare confronto, creatività. Un filo tra passato e presente tra le diverse generazioni. Tutto sommato, come commenta la cuoca Maria Nasso: «La cucina è felicità». Viva i cuochi.
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