Al Victoria and Albert Museum l’avventura di Fracassi
Nel museo londinese che porta il nome della regina Vittoria e del consorte Alberto sono esposti «Teseo e il Minotauro» del Canova, la «Consegna delle chiavi» di Donatello e... il libro dell’avvocato Federico Vincenzi dedicato all’avventura di Cristian Fracassi al tempo del Covid-19. Si intitola «Tutto d’un fiato» e, nell’edizione pubblicata da Grafo, è disponibile nelle edicole con il GdB al costo di 10 euro, più il prezzo del quotidiano. Per l’ingegnere ceo di Isinnova nonché cavaliere della Repubblica si tratta dell’ennesima soddisfazione degli ultimi mesi: «Mi fa molto piacere che una realtà prestigiosa come il Victoria and Albert Museum mi abbia contattato per chiedermi il libro.
L’ho quindi spedito subito - racconta -. Il museo ha già in esposizione la valvola Charlotte e la maschera da snorkeling che, partendo da un’idea di Renato Favero, ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia, ho trasformato in un respiratore d’emergenza per pazienti Covid-19». Strumento salvavita che ha fatto il giro del mondo. Così come la valvola (raccordo tra la maschera e l’ossigeno) che «porta il nome di mia moglie Carlotta: nei giorni dell’invenzione l’ho trascurata, in questo modo ho voluto premiare la sua pazienza».Regina Elisabetta. Maschera e valvola sono state richieste anche da altri musei: Moma e Smithsonian di New York, museo delle scienze di Vienna, Musil di Brescia e mostra «Human Virus» allestita a Palazzo Zaguri a Venezia. Il libro, nel Bresciano, sta avendo successo nelle scuole superiori. Molte classi l’hanno adottato per poi discuterne nelle ore di educazione civica. E, in alcuni casi, hanno pure incontrato Fracassi e l’autore. «Gli studenti - racconta l’ingegnere - si stanno dimostrando molto interessati. Mi chiedono di tutto: se ho guadagnato soldi grazie all’invenzione, e la risposta è no; oppure se ho parlato davvero con il medico della Regina Elisabetta e con Regina Dugan (già direttore dell’agenzia governativa americana che sviluppa gli armamenti per l’esercito, ndr). Certo che sì: il primo mi ha scritto più volte per avere nozioni tecniche sui respiratori; Regina Dugan ha voluto vedere il progetto e mi ha messo in contatto con due università americane che mi hanno aiutato a trovare la tecnica per sterilizzare le maschere dopo l’uso. Tecnica che è stata poi utilizzata ad esempio all’ospedale di Parma».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato