Valtrompia, un progetto per la comunità energetica rinnovabile più grande d’Italia
Il conflitto Russia Ucraina ha messo in luce quanto la dipendenza energetica dal gas russo sia un fattore di debolezza per l’Europa, per l’Italia, ma soprattutto per le imprese (e le famiglie) della nostra provincia, un territorio fortemente energivoro. E ha rafforzato la convinzione che l’obiettivo della transizione ecologica è un tema da affrontare in modo urgente per contrastare l’emergenza climatica, la lotta all’inquinamento, ma anche per evitare di essere esposti a rischi geopolitici e ad una volatilità dei prezzi rischiosa per le nostre imprese.
Ci sono anche questi temi a fare da sfondo all’ambizioso progetto lanciato ieri nella sala assembleare della Comunità Montana di Valle Trompia: la creazione della Cer, Comunità Energetica Rinnovabile, più grande d’Italia. All’incontro, promosso dall’ente montano in collaborazione con Weproject e FastZero (l’iniziativa aveva il patrocinio di Confindustria Brescia e dell’Azienda Servizi Valtrompia), erano presenti sindaci, rappresentanti delle amministrazioni pubbliche e imprenditori.
Il progetto
Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono un innovativo strumento a disposizione di cittadini, enti locali, piccole e medie imprese che si alleano per dotarsi di impianti destinati a produrre energia da fonti rinnovanili.
«Da sole non sono certo la soluzione di tutti i problemi che ci sono sul fronte energetico - spiega il presidente dell’ente montano Massimo Ottelli -, ma possono essere uno strumento e concorrere in modo significativo alla strategia complessiva. L’idea è fare rete, l’incontro di stasera sarà il primo di una serie e intende gettare le basi del progetto di una Cer sovralocale, che punta a coinvolgere almeno 9 o 10 Comuni della Valtrompia».Oltre al contributo in termini di aumento di quota di produzione da fonti rinnovabili le Cer rappresentano infatti un modello di produzione diffusa e partecipata di energia nel quale i cittadini superano lo steccato dell’essere solo consumatori. «Si tratta di una formula di gestione dell’energia dal basso - spiega l’ingegner Ilaria Bresciani, partner di Weproject, il partner tecnico che affianca e facilita nel percorso di costituzione della Cer -. Le Comunità possono avere anche centinaia o migliaia di aderenti con impianti condivisi per la produzione di energia. Un modello energetico a chilometro zero che permette ai componenti di passare da un ruolo di consumatori passivi a prosumer e godono potenzialmente di una parte dei benefici dei produttori».
I fondi a disposizione
Gli incentivi per avviare le Comunità energetiche sono importanti. «Nel prossimo triennio la Regione Lombardia stanzia circa 22 milioni per aiutare le Comunità sul territorio - spiega Elena Colombo dirigente di Regione Lombardia. A giorni verrà aperto lo "sportello" per raccogliere le manifestazioni d’interesse». A queste risorse si aggiungono quelle del Pnrr che ammontano a circa 2,2 miliardi a livello nazionale per i Comuni con meno di cinquemila abitanti; infine ci sono le risorse del Fondo europeo per lo sviluppo: in Lombardia circa 55,5 milioni.
Operazione che si prefigura quasi a costo zero e in grado di rendere subito. I dettagli tecnici per avviare una Cer da parte degli enti pubblici sono stati illustrati dall’avvocato Federica De Luca di Pwc Tis avvocati e commercialisti. A distanza di sette mesi dall’entrata in vigore del decreto legislativo 199/2021, approvato dal Parlamento in recepimento della direttiva europea 2018/2001 con l’obiettivo di incentivare lo sviluppo delle Cer, mancano ancora i provvedimenti attuativi necessari per l’applicazione della norma. Ritardo che sta frenando la diffusione di uno strumento fondamentale per combattere l’emergenza energetica.Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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