Uniti contro i roghi: «Danneggiano l'ambiente e l’economia»

A Bovegno, da novembre a oggi, a causa dei piromani sono andati in fumo circa quattrocento ettari di bosco
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A Bovegno, da novembre a oggi, a causa dei piromani sono andati in fumo circa quattrocento ettari di bosco. Tra i paesi dell’Alta Valtrompia quello guidato da Manolo Rossini ha affrontato nell’arco degli ultimi mesi una vera emergenza, alla quale si stanno sommando tutta una serie di conseguenze spiacevoli. Tanto che ora la devastazione operata dalle lingue di fuoco, oltre a minacciare l’equilibrio idrogeologico della zona, potrebbe avere addirittura delle ripercussioni sull’economia del piccolo Comune e, contestualmente, su alcune delle attività locali che lo caratterizzano da sempre.

L’urgenza di stroncare il fenomeno si è perciò fatta improrogabile, specie dopo che sulla scrivania del primo cittadino è arrivata una lettera nella quale la Prefettura chiede cosa è stato fatto in questi anni per contrastare gli incendi ed esorta l’Amministrazione (anche alla luce della legge 353 del 2000, che introduce nuove regole in materia di incendi boschivi) a scendere in campo con misure più incisive.

Il primo passo dell’Amministrazione guidata da Rossini e che «schiera» come assessori Vladimiro Omodei e Mattia Cavetti, è stato quello di convocare - l'altra sera - un’assemblea rivolta a tutti i cittadini che sfruttano a vario titolo il territorio boschivo. Cacciatori, allevatori e agricoltori hanno risposto positivamente all’invito del primo cittadino di Bovegno, tanto da gremire l’auditorium Papa Paolo VI.

Durante la serata sono intervenuti il tecnico Gian Pietro Temponi e l’assessore Angelo Marino per la Comunità montana, Giuseppe Bonomini per il comprensorio alpino C6 della Valtrompia, il comandante ordinario della stazione dei carabinieri di Collio Giuseppe Migliacci e il comandante dell’ex forestale di Marcheno Pietro Corsini.

«Essere riuniti qui stasera è un segnale importante - ha esordito il sindaco di Bovegno -: solo con l’impegno di tutti potremo iniziare a fare un discorso serio che ci veda collaborare su un unico fronte per prevenire gli incendi».

Un obiettivo che per essere perseguito ha bisogno anzitutto della collaborazione di chi vive quotidianamente il bosco: se qualcuno sa o vede qualcosa, è stato ribadito, deve riferirlo alle forze dell’ordine o agli amministratori.

Verrà poi creato in questi mesi un gruppo di lavoro composto da un amministratore, da alcuni rappresentanti del mondo venatorio e di quello delle associazioni agro-silvo pastorali che avranno il compito di monitorare la situazione e di decidere quali saranno le aree rase al suolo dai roghi da interdire, così come previsto dalla normativa, per i prossimi 15 anni. Un’azione, quest’ultima, che preoccupa e amareggia molti: «Proibendo a chiunque l’accesso a queste zone, tra cui potrebbe spiccare la malga Muffetto, normalmente data in affitto dal Comune - hanno fatto notare molti - anche l’economia ne risentirà».

 

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