Silvia e la sua battaglia, speranza per tutti i malati

Nonostante una diagnosi impietosa, la 25enne non si è arresa al male. Mercoledì il trapianto di midollo
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L'altro giorno è stato un grande giorno, il più grande di tutti da venticinque anni a questa parte nella giovane vita di Silvia Bresciani. 
Poco importa se il mondo non si arresterà nella sua folle corsa, perché per lei, che mercoledì pomeriggio ha subito l'operazione per il trapianto del midollo osseo, il risveglio sarà l'alba di una nuova esistenza. Un'esistenza che circa un anno fa, quando le è stata diagnosticata una leucemia fulminante con il 99% di cellule malate nel midollo, sfrecciava sull'onda dell'entusiasmo tra la passione per lo sport, le uscite con gli amici e due lavori cercati con la ferrea volontà di chi ha fretta e voglia di costruire il suo futuro.

Proprio a questo ininterrotto impegno Silvia, inizialmente, attribuiva l'insolita stanchezza che ai primi di novembre del 2014 ha iniziato a colpirla. La situazione, però, peggiorava velocemente, tanto da indurla, una mattina di inizio dicembre, a presentarsi in pronto soccorso, dove, dopo una serie di analisi, decidono di ricoverarla e studiare una possibile soluzione per salvarle la vita.

«Il giorno in cui mi è stata comunicata la diagnosi - racconta - i medici avrebbero anche potuto dirmi che non c'era più nulla da fare, mentre invece mi è stato detto che se avessi lottato sarei potuta guarire».
Da quel giorno, Silvia ha indossato un'armatura che prima, per sua stessa ammissione, le era quasi sconosciuta: «con la malattia è come se la tua realtà venisse messa in pausa contro la tua volontà» ed è proprio lì, nell’abisso tra la diagnosi e l'accettazione, che sboccia «una voglia di vivere in grado di essere più forte di qualsiasi altra cosa».

Anche delle continue complicazioni, tante nel suo caso, delle infinite giornate divise tra terapie «che ti schiacciano e ti derubano delle forze e del tuo aspetto fisico di sempre».
A supportarla oltre alla sua famiglia, in questi mesi, ci sono stati tanti amici, senza dimenticare i medici, gli infermieri e gli operatori del reparto di Ematologia «che mi hanno trattata con i guanti, aiutandomi in ogni momento anche con una carezza o una parola di conforto».

Tutti saranno accanto a questa giovane leonessa anche oggi, mentre affronta una delle battaglie decisive alla riconquista di una vita zeppa di progetti e desideri, ma anche «arricchita da un valore completamente nuovo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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