Salvatore, da 40 anni re di pettine e rasoi
L’ultimo barbiere - nel senso stretto del termine - di S. Sebastiano è Salvatore Digiglio che rade barbe, sforbicia e sforfora capelli da quarant’anni, essendo approdato in Valgobbia nell’ultima settimana d’aprile del 1977, richiamato da conterranei calabresi.
I quali, a Lume, sono una «colonia» di mille e cinquecento «paesani», tanto da occupare mezza via S. Filippo, a Pieve, un tempo soprannominata «quartiere latino». Digiglio proviene da Lauriana di Borrello (Reggio Calabria), un centro che dai 15 mila abitanti degli anni Settanta, si è ridotto agli attuali seimila per via dell’emigrazione.
A tredici anni Salvatore è già nella bottega di barbiere del paese, ma a 18, appresa l’arte del trittico rasoio-forbici-pettine, se ne viene a Lume. È il 1973. Trova però lavoro presso il negozio di barbiere, alquanto rinomato di Antonio Barbato, in via Biseo a Brescia. Un padre, ricorda Salvatore, ma nel 1977 decide di lasciarlo per aprire bottega in via Artigiani a S. Sebastiano, dove si trova ormai da otto lustri. Con lui, a Lume, resiste il barbiere in piazza a Piatucco. L’altra ventina di negozi della categoria sono unisex, acconciatori, artisti del capello e via andando giù di pettine e fono.
Per i quarant’anni di professione e d’infiniti chilometri di barbe e capelli... percorsi, Salvatore ha esposto un manifesto di ringraziamento alla clientela, con l’aggiunta d’un profumato omaggio a tutti.
Ora tende al mezzo secolo d’attività, ma senza eredi, perché la figlia Giuseppina, laureata in Scienze politiche, lavora a Bologna; mentre il figlio Roberto, laureato il Scienze motorie, allena giovani calciatori ed è fisioterapista in un centro riabilitativo.
Salvatore ha sposato Silvana, nata a Lumezzane, ma di genitori calabresi. Ti pareva!
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