Profughi, l'accoglienza è condivisa da più comuni

Il progetto Sprar ha ottenuto 218.000 euro. Per ora coinvolti Gardone, Sarezzo e Lumezzane
Profughi al lavoro per la pulizia delle strade © www.giornaledibrescia.it
Profughi al lavoro per la pulizia delle strade © www.giornaledibrescia.it
AA

«Perché l’accoglienza possa essere assorbita e non subita». L’assessore Mario Folli nell’ambito del dibattito per l’approvazione del bilancio 2017 della Comunità montana ha sintetizzato così l’adesione dell’ente ad un progetto Sprar di cui essa sarà capofila, su richiesta, per ora, dei Comuni di Gardone, Sarezzo e Lumezzane, dedicato all’accoglienza dei richiedenti asilo. L’obiettivo è coinvolgere i Comuni del territorio in uno sforzo condiviso. Una scelta sulla quale ha ragionato anche Bruno Bettinsoli, per il Comune di Lodrino, che ritiene sia il momento per i diciotto Comuni della valle di sedersi ad un tavolo anche su queste materie. 

Per ora a bilancio sono stati inseriti 218.000 euro. Li ha ottenuti, partecipando ad un bando, la cooperativa gestirà in concreto l’accoglienza, anche attraverso iniziative collaterali. I fondi sono stati inseriti nel bilancio dell’ente comprensoriale perché la Comunità farà da ente capofila del progetto, appoggiandosi alla cooperativa.

«Facendo rete - ha sottolineato Folli - avremo sicuramente dei vantaggi oltre ad un’azione culturale e sociale». L’obiettivo è di evitare che si ripetano situazioni come quelle a San Colombano e di coinvolgere i Comuni nella costruzione di un progetto sostenibile, nei numeri e non solo. Ora il lavoro da fare è quello di intervenire sulle comunità per cercare disponibilità e soprattutto condivisione; Folli non dispera: «Qualche Comune si è già fatto avanti, io spero che nei prossimi mesi riusciremo a farcela». 

Non si è discusso molto di cifre l’altra sera, tutti hanno convenuto rispetto ad uno sforzo condiviso che da tempo caratterizza l’agire della Comunità montana. Piuttosto su stimolo di Bettinsoli la riflessione si è spostata in ambiti più ampi che fanno riferimento al calo demografico generale, allo spopolamento dei paesi di montagna, al fatto che, forse complice la crisi, la popolazione generale è passata dalle 113.326 unità del 2013 (con 11. 642 stranieri) ai 112.294 del 2015 (con 10.997 cittadini non comunitari). Un calo non vistosissimo ma significativo sul quale è necessario riflettere anche in prospettiva «rispetto alle scelte cruciali che il nostro territorio sta facendo», ha ricordato il presidente Ottelli.

Iscriviti alle News in 5 minuti per ricevere ogni giorno una selezione delle notizie più importanti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia