Processo Bozzoli, «l'omicidio è avvenuto tra le 19.13 e le 19.24»
«Il giorno dopo la scomparsa di Mario Bozzoli abbiamo capito che era successo qualcosa di grave». Lo ha detto il carabiniere Andrea Barbero, sentito come testimone nel processo a carico di Giacomo Bozzoli, nipote della vittima, accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
«Le immagini delle telecamere registrate la sera della scomparsa ci hanno permesso di dire che Mario Bozzoli non era uscito con le sue gambe dalla fonderia, altrimenti sarebbe stato ripreso dalle telecamere così come tutti i presenti sono stati ripresi», ha spiegato Barbeno che ha poi spiegato che le utenze telefoniche riconducibili a Giacomo Bozzoli sono state intercettate per sei mesi dopo la sera dell’8 ottobre 2015. «Sono stati intercettati complessivamente 109 obiettivi nell’ambito delle indagini», ha aggiunto il militare.
Durante l’udienza è stato sentito anche l’ex comandante dei Ros di Brescia Amleto Comincini. «Non c’è la pistola fumante, non abbiamo prove certe, ma collochiamo l’omicidio di Mario Bozzoli tra le 19.13 e le 19.24 dell’otto ottobre», ha detto, entrando poi nel dettaglio degli orari. «Le 19.13 è quando la vittima effettua la sua ultima telefonata alla moglie e le 19.25 è quando l'imputato fa la prima chiamata alla compagna, per poi uscire in auto dalla fonderia la prima volta a 19.33. Tornerà indietro alle 19.43, per poi uscire ancora alle 19.55», ha spiegato il colonnello.
«Il percorso di Giacomo Bozzoli in auto dalla fonderia a casa è compatibile con i tempi del viaggio», ha aggiunto l’ex comandante dei Ros di Brescia.
Nel corso della mattinata era stato sentito anche il maresciallo dei Carabinieri Salvatore Rossitti, il quale ha evidenziato come le telecamere di sorveglianza all’interno dell’azienda fossero state spostate.
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