Processo Bozzoli, le ore prima del verdetto: accusa contro difesa, ecco le differenze

Dopo la sospensione notturna, stamattina è ripresa la camera di consiglio che dovrà decidere la sentenza nei confronti di Giacomo Bozzoli
Il giudice Roberto Spanò. presidente della Corte d'Assise - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il giudice Roberto Spanò. presidente della Corte d'Assise - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Dopo la sospensione notturna, stamattina è ripresa la camera di consiglio che dovrà decidere la sentenza nei confronti di Giacomo Bozzoli a quasi sette anni dalla scomparsa di Mario Bozzoli.  Ieri sera alle 20.03 i giudici della Corte d'Assise, a bordo di un furgoncino dei carabinieri, hanno lasciato il tribunale e sono rimasti in una stessa struttura tutti insieme per la notte.

Il furgone dei carabinieri con a bordo i giudici della Corte d'Assise - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il furgone dei carabinieri con a bordo i giudici della Corte d'Assise - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

Tra accusa e difesa nel corso della discussione del processo durata, su due giorni, quasi dieci ore, è stato un attacco reciproco. Ecco le differenze maggiori. 

La richiesta ai giudici

Accusa: «Per noi Mario Bozzoli è stato ucciso oltre ogni ragionevole dubbio dal nipote Giacomo Bozzoli nel forno della fonderia. Va condannato all'ergastolo».

Difesa: «Si è chiesto l'ergastolo contro una persona incensurata che ha trascorso sette anni infernali e in assoluta mancanza di prove, come cercherò di dimostrarvi. Chiedo di assolverlo e di porre fine ad una sofferenza lunga sette anni che non fa onore alla giustizia italiana».

L'ipotesi allontanamento volontario di Mario Bozzoli

Accusa: «La prova che abbiamo è di tipo logico. E il procedimento è quello di esclusione di un allontanamento di Mario Bozzoli dalla fonderia. Le tre uscite dalla fonderia erano tutte presidiate da telecamera. Nel momento in cui si perdono le tracce di Mario Bozzoli, dalle 19.13 orario dell'ultima chiamata con la moglie Irene alle 23.35 quando iniziano le ricerche, non risultano uscite di Mario Bozzoli. La sua auto era dove era stata parcheggiata, i suoi vestiti erano nello spogliatoio. Mai Mario avrebbe abbandonato la moglie e i figli». 

Difesa: «Mario doveva invece uscire dall'azienda per incontrare qualcuno, probabilmente una donna». Idea suggerita fra le altre cose da una dichiarazione di Oscar Maggi, secondo cui «Mario era un separato in casa. Non è questa la tesi principale della difesa, ma emerge una lacuna totale delle indagini sui rapporti extra lavoro di Mario Bozzoli».

L'ipotesi di Mario ucciso nel forno

Accusa: «Giacomo Bozzoli è lui stesso che si colloca in zona forni quando spariscono le tracce di Mario. Racconta di essere salito alle 19.10 in ufficio e poi sceso verso le 19.16. C'è un buco negli spostamenti di Giacomo: ricompare alle 19.24 quando prova a chiamare la compagna Antonella Colossi, con cui riesce a parlare alle 19.30. Ripreso dalle telecamere, esce alle 19.33 e rientra alle 19.43, per poi uscire definitivamente alle 19.55. È l'unico tra i presenti di cui si perdono le tracce nei momenti cruciali in cui sparisce anche Mario Bozzoli. L'unico che manca all'appello, pertanto, è Giacomo. Tutti i falsi testimoni di questo processo hanno cercato di allontanare Mario dalla zona forni al momento della fumata».

L'avvocato Luigi Frattini, difensore di Giacomo Bozzoli - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
L'avvocato Luigi Frattini, difensore di Giacomo Bozzoli - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

Difesa: «Se il corpo fosse stato introdotto nella parte superiore del forno e se poi fossero introdotti rottami il forno sarebbe scoppiato. Diversi consulenti anche dell'accusa e della Corte d'Assiste hanno concluso per l'assenza di tracce biologiche di Mario Bozzoli nel forno, nel nastro trasportatore che conduce al suo ingresso, nell'impianto di aspirazione e anche nelle 700 tonnellate di scorie analizzate. Non è certo che il corpo sia finito nel forno, anzi è certo che non sia stato così. E' anche evidente che i rottami siano stati introdotti nel forno e che la fumata quindi non sia stata causata dall'introduzione di un corpo nel forno».

Dove era Mario al momento della fumata anomala?

Accusa: «L'ultima persona credibile che lo ha visto dirigersi verso la zona forno è Cassé. Questo avviene alle 19.14. Maggi e Ghirardini dicono di averlo visto prima della fumata con la felpa sulle spalle mentre va verso il magazzino rottami. Alex, per la prima volta davanti alla Corte, sostiene invece di averlo visto verso le 19.19 mentre si dirige con il muletto verso il magazzino di ottone. Bontacchio è stato sempre preciso e mai dice di aver visto Mario sul muletto. Abu invece sostiene di averlo visto nella zona dello spogliatoio intorno alle 19.30. La fumata anomala è il momento in cui viene ucciso e il forno è la sua tomba».

Difesa: «Alle 19.19 il muletto di Mario usciva dal magazzino dei pani, ripreso dalla cam1. Il volto non si vede, ma non c'è nessun altro che in quel momento guidava il muletto. Questa è la prova positiva che ben dopo quella fumata anomala Mario Bozzoli stava uscendo dal magazzino. Sia Bontacchio che Alex Bozzoli hanno inoltre dichiarato di aver visto varie volte Mario entrare e uscire dal magazzino dei pani. Qualunque cosa sia successo a Mario Bozzoli non può quindi essere addebitata a Giacomo. Mario Bozzoli guidava il muletto e questa è la prova che era in vita dopo la fumata anomala».

I soldi trovati in casa a Giuseppe Ghirardini

Il pubblico ministero Silvio Bonfigli - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il pubblico ministero Silvio Bonfigli - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

Accusa: «In casa di Ghirardini vengono ritrovati 4.400 euro, una somma incompatibile con la sua situazione economica; il 10 ottobre 2015 Ghirardini fa una spesa che sembra un escamotage per liberarsi di queste banconote: spende in un supermercato di Brescia 29 euro utilizzando una banconota da 500 euro. Un modo evidente di sbarazzarsi di alcuni dei soldi ricevuti. Era prezzolato e gli sono stati consegnati quei soldi. Dietro compenso aveva il compito di distruggere il corpo di Mario Bozzoli».

Difesa: «Né i pubblici ministeri né i difensori della parte civile hanno ricordato che sulle banconote da 4.400 euro ritrovate in casa di Ghirardini i Ris hanno accertato l'assenza di impronte digitali di Giacomo e Adelio Bozzoli e di qualsiasi persona dipendente della Bozzoli srl. Dai rilievi è però stato escluso Mario».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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