Processo Bozzoli, giudice: «Dai testi troppe sciocchezze»

Tanti i «non ricordo» e «non so» da parte dei testimoni: il presidente della Corte d’Assise Spanó sbotta
BOZZOLI, I TESTI NON RICORDANO
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In un processo costellato da «non ricordo» e «non so» da parte dei testimoni che stanno sfilando in aula, arriva lo sfogo del presidente della Corte d’Assise di Brescia Roberto Spanó. È accaduto durante la nuova udienza del processo per la scomparsa di Mario Bozzoli, l’imprenditore di Marcheno svanito nel nulla l’otto ottobre 2015. Unico imputato, è Giacomo Bozzoli, il nipote dell’imprenditore scomparso. 

«Siamo stanchi di sentire sciocchezze. Quello che dice non ha senso» è sbottato il giudice intervenendo durante la testimonianza di un amico di Giacomo Bozzoli dal quale l’imputato aveva ricevuto una sim card. 

 «Avevo messo la sim nel suo telefono perché il mio era scarico. Poi mi sono dimenticato di riprenderla» ha detto il testimone. In quel periodo Giacomo Bozzoli utilizzava undici utenze telefoniche. Prima di lui era stato sentito il cugino di Oscar Maggi, uno degli operai inizialmente finiti sotto indagine e poi archiviato. Narciso Bruni è stato sentito perché avrebbe riferito ad una terza persona che Maggi gli aveva detto di aver preso soldi da Giacomo Bozzoli per rimanere in silenzio. 

«Mai detto o comunque non ricordo e anzi denuncio chi lo ha riferito» ha spiegato il testimone. «Dopo la scomparsa di Bozzoli non ho più visto Maggi» ha aggiunto. E quando i pm contestano che durante le indagini aveva riferito di aver visto Maggi il 2 novembre del 2015. «Non ricordo» ha ribattuto il cugino dell’operaio.

«Siamo davanti a comportamenti imbarazzanti di alcuni testi» ha ammesso in aula il pubblico ministero Silvio Bonfigli.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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