Processo Bozzoli, Giacomo: «Sono innocente, mai liti con lo zio»
«Prima di iniziare voglio dire che dirò tutta la verità perché sono innocente. Dirò solo la verità». Con queste parole Giacomo Bozzoli ha iniziato la sua deposizione nel corso del processo davanti alla Corte d’Assise di Brescia, di cui è unico imputato per l’omicidio e l’occultamento del cadavere dello zio Mario Bozzoli, imprenditore scomparso nel nulla l’8 ottobre 2015 dalla sua fonderia di Marcheno.
«Tutti dicono che io e mio zio non avevamo buoni rapporti, ma chissà come mai nessuno ci ha mai visti litigare. Non c’è mai stata nessuna lite con mio zio, anzi, io lo devo solo ringraziare perché mi ha insegnato a lavorare» ha detto Giacomo Bozzoli rispondendo alle prime domande dei pm. «Ho salvato il nome di mio zio sul cellulare come “merda” per due mesi e poi ho messo “zio Mario”. È stata una bambinata ma non era associata alla persona di mio zio Mario, ma è quello che lui mi diceva quando pesava il materiale. Diceva che c’era dentro tanta merda».
«Sono sei anni e due mesi che mi chiedo che fine abbia fatto mio zio. E non mi sono ancora dato una risposta. Quando l’operaio Ghirardini si è suicidato ci ha lasciato un po’ perplessi» ha detto. «Inizialmente pensavo ad un malore o, visto che gli piacevano le donne, che poteva essere andato via qualche giorno».Davanti alla Corte d’Assise di Brescia è il turno questa mattina di Giacomo Bozzoli. Dopo l’ultima udienza dello scorso 17 novembre - nella quale sono stati sentiti come testimoni l’ex fidanzata Jessica Gambarini, che ha confermato le accuse, e il fratello Alex Bozzoli, che ha sostenuto l’innocenza di Giacomo -, oggi è la volta dell’esame dell’imputato. Il 35enne comparirà davanti al giudice Roberto Spanò e alla giuria popolare e, per la prima volta, fornirà pubblicamente la sua versione di quanto successo quella sera.
«Nessun piano omicidiario, la denuncia di mia zia ignobile»
Riferendosi alla ex Jessica Gambarini, ha dichiarato: «Per me lei ha visto un film su Sky. Ha detto un sacco di stupidaggini. Aspettava in grazia quel momento per farmi del male e rovinarmi la vita». La donna aveva detto - in una testimonianza che gli inquirenti ritengono chiave - che Giacomo durante la relazione le avrebbe svelato un piano per uccidere lo zio.
Lo ha detto nel corso della sua deposizione, parlando del presunto piano omicidiario che la ex Jessica Gambarini ha raccontato in aula. «Ha detto che facevo la roulette russa con lei, ma uno che fa una cosa del genere è da rinchiudere in manicomio». Giacomo ha anche parlato della denuncia della zia Irene Zubani, moglie di Mario Bozzoli, in cui la donna aveva puntato il dito contro Giacomo. «La denuncia che ha fatto mia zia il giorno dopo è ignobile. Ha puntato il dito contro di me e la mia famiglia. Non so spiegare perché. Sono entrato in caserma a 15.30 e sono uscito a 21.30 e - si commuove - c'erano fuori ad aspettarmi la mia compagna e mio figlio».
L'inizio del processo
Il dibattimento è cominciato il 14 gennaio 2021 e conta in aula più di cento testimoni: 94 i nomi indicati dalla Procura generale che rappresenta l’accusa, 41 quelli della difesa, ai quali si sommano otto consulenti, e 46 delle parti civili. In totale circa duecento nominativi, di cui circa la metà sono in comune tra le parti. Davanti al presidente Roberto Spanò sono già comparsi nelle prime udienze i consulenti coinvolti nelle indagini, che hanno ricostruito la sera della scomparsa, mettendo a confronto tabulati telefonici e immagini delle telecamere di videosorveglianza, oltre agli orari della timbratrice della fonderia.Il nodo degli orari che non tornano
Il contributo degli inquirenti ha circoscritto il momento dell’omicidio di Mario Bozzoli in una finestra temporale di 11 minuti, tra le 19.14 e le 19.25. Più volte però nel corso del processo gli orari non sono tornati, come in occasione delle testimonianze contrastanti di Oscar Maggi e Aboagye Abu Akwasi, due ex dipendenti dell’azienda che nel 2015 erano stati iscritti nel registro degli indagati, ma poi le accuse nei loro confronti sono state archiviate. A processo, entrambi hanno negato quanto emergerebbe dalle intercettazioni telefoniche e ambientali riguardo ai loro tentativi di prendere accordi con Giuseppe Ghirardini, collega scomparso sei giorni dopo il suo datore di lavoro e poi ritrovato morto a Case di Viso, in Valcamonica, con un’esca al cianuro nello stomaco.
Le udienze chiave: la testimonianza della moglie e le ipotesi del forno
Udienza cruciale era stata quella della moglie dell’imprenditore sparito, Irene Zubani, che in aula ha confermato di essere convinta della colpevolezza del nipote Giacomo: in quell’occasione non erano mancati momenti di tensione, di cui nell’udienza successiva l’imputato si è scusato con la Corte.
Nella sesta udienza è stata la volta dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che ha guidato il team di 16 esperti che per due anni ha scandagliato e analizzato i materiali e i reperti raccolti dentro e fuori la fonderia. Nel corso della sua testimonianza, insieme a quella del chimico esperto di metallurgia Cesare Cibaldi, è stata esclusa l’ipotesi del cadavere gettato nel forno dell’azienda, anche se questa possibilità è tornata all’attenzione del giudice proprio nel corso dell’udienza di novembre, in cui il genetista forense Giorgio Portera ha dato una versione diversa, sostenendo che a causa dell’alta temperatura dei forni è plausibile non trovare tracce di Dna, dunque è possibile far sparire un corpo.
Alla ripresa del processo dopo la pausa estiva, aveva testimoniato anche Adelio Bozzoli, padre di Giacomo e Alex e fratello di Mario.
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