Processo Bozzoli al via con un'udienza fiume

Per la prima volta in aula ha rotto il silenzio la difesa dell'imputato Giacomo. La moglie di Mario: «Non infangate la memoria di mio marito»
BOZZOLI, PROCESSO AL VIA
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Mario Bozzoli ieri avrebbe compiuto 56 anni. Dall'8 ottobre del 2015 di lui, imprenditore e co-titolare di una fonderia a Marcheno si sono perse le tracce. E oggi davanti alla corte d'Assise di Brescia si è aperto il processo a carico del nipote Giacomo, accusato di omicidio volontario e distruzione di cadavere.

L'imputato, che ha chiesto di non essere ripreso dalle telecamere delle tv, era presente in aula, così come suo padre Adelio e sua zia Vittoria, fratelli della vittima che risultano esclusivamente parte lesa. E poi c'erano la moglie dell'imprenditore e i due figli che invece si sono costituiti parti civili. Per la prima volta dall'inizio della vicenda, in aula ha rotto il silenzio la difesa dell'imputato.

  • Il processo Bozzoli alla Corte d'Assise di Brescia
    Il processo Bozzoli alla Corte d'Assise di Brescia
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  • Il processo Bozzoli alla Corte d'Assise di Brescia
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«È pacifico che Mario Bozzoli sia scomparso, ma non è sufficiente per dire che è stato ucciso. È onere dell'accusa dimostrarlo ed oggi non ci sono prove che è stato ucciso. Serviranno prove certe che sia morto», ha detto l'avvocato Luigi Frattini.

Non si è fatta attendere la replica della vedova dell'imprenditore, Irene Zubani, che durante una pausa dell'udienza si è sfogata: «La memoria di mio marito merita rispetto. Non stiamo parlando di allontanamento volontario, ma di un omicidio. Mario era un padre di famiglia premuroso, un ottimo marito, una persona sempre disponibile nei confronti di chi aveva bisogno di lui. Non ammetto e non permetto che la sua memoria venga infangata».

La difesa di Giacomo Bozzoli ha messo sul tavolo le prime carte che intenderà giocarsi. «Alcuni nostri consulenti dimostreranno che era impossibile portare fuori dall'azienda Mario Bozzoli in uno dei sacchi e caricato su un'auto come ritiene l'accusa. Un altro nostro consulente invece spiegherà che il povero Mario Bozzoli, se mai è stato ucciso, non è finito nel forno dell'azienda», ha detto l'avvocato Luigi Frattini, aggiungendo che «le telecamere presenti in azienda dimostreranno l'innocenza di Giacomo».

Sul tema telecamere si è espresso anche il maggiore dei carabinieri Piermarco Borettaz, all'epoca comandante a Gardone Valtrompia e che ha condotto la prima fase delle indagini. È stato uno dei quattro primi testi sentiti oggi in aula. «Le telecamere dell'azienda coprono quasi tutto e il fatto che non avessero ripreso Mario Bozzoli ci ha subito fatto pensare che c'era qualcosa di strano che andava approfondito» ha spiegato Borrettaz.

Nel corso della prima udienza è poi emerso che la Procura di Brescia ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta a carico di Jessica Gambarini, l'ex fidanzata di Giacomo Bozzoli, che ritenuta una dei testimoni chiave del processo: raccontato ai carabinieri che Giacomo le aveva più volte detto che avrebbe voluto uccidere lo zio e che in un'occasione le avrebbe svelato anche un presunto piano d'omicidio. La donna è stata denunciata per diffamazione dallo stesso Giacomo Bozzoli. Il processo è stato aggiornato al 25 febbraio. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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