Processo Bozzoli, Abu sposta l'orario dell'omicidio

La testimonianza di uno degli operai della fonderia di Marcheno toglie certezze sulla fascia oraria in cui è avvenuta la scomparsa di Mario
  • Abu al processo Bozzoli
    Aboagye Akwasi, detto Abu, testimonia in aula al processo Bozzoli
  • Aboagye Akwasi, detto Abu, testimonia in aula al processo Bozzoli
    Aboagye Akwasi, detto Abu, testimonia in aula al processo Bozzoli
  • Aboagye Akwasi, detto Abu, testimonia in aula al processo Bozzoli
    Aboagye Akwasi, detto Abu, testimonia in aula al processo Bozzoli
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    Aboagye Akwasi, detto Abu, testimonia in aula al processo Bozzoli
  • Aboagye Akwasi, detto Abu, testimonia in aula al processo Bozzoli
    Aboagye Akwasi, detto Abu, testimonia in aula al processo Bozzoli
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Una testimonianza che toglie certezze sull’orario del delitto. «L’ultima volta che ho visto Mario Bozzoli erano le 19.30 e sono sicuro perché avevo l’orologio sulla ruspa che guidavo in quel momento e anche il cellulare che ho sempre con me».

Lo ha raccontato in aula, dal banco dei testimoni nel corso della nuova udienza in corso a Brescia, Aboagye Akwasi soprannominato Abu, uno degli operai della fonderia Bozzoli di Marcheno, presenti in fabbrica la sera della scomparsa di Mario Bozzoli l’8 ottobre 2015 e che era stato indagato per concorso morale nell’omicidio e poi archiviato. Unico imputato oggi è Giacomo Bozzoli, nipote della vittima.

La dichiarazione sull’orario va in contrasto con la ricostruzione degli inquirenti che sostengono che Mario Bozzoli sia stato ucciso tra le 19.14 e le 19.25. Per il pm Silvio Bonfigli: «La mia osservazione è che Abu sposti in avanti tutti gli accadimenti di quella sera». Infatti, nell'udienza dello scorso 8 marzo, è stato sentito anche l’ex comandante dei Ros di Brescia Amleto Comincini, che aveva detto: «Non c’è la pistola fumante, non abbiamo prove certe, ma collochiamo l’omicidio di Mario Bozzoli tra le 19.14 e le 19.25 dell’otto ottobre». Così aveva spiegato il dettaglio degli orari: «Le 19.14 è quando la vittima effettua la sua ultima telefonata alla moglie e le 19.25 è quando l'imputato fa la prima chiamata alla compagna, per poi uscire in auto dalla fonderia la prima volta a 19.33. Tornerà indietro alle 19.43, per poi uscire ancora alle 19.55».

La ricostruzione da parte degli inquirenti era stata fatta registrazioni delle telecamere di videosorveglianza alla mano, incrociate con i tabulati telefonici, tenendo anche conto di quanto affermato dal maresciallo dei carabinieri Salvatore Rossitti («Al momento del sopralluogo dei militari del 13 ottobre 2015, tre telecamere interne erano posizionate in modo diverso rispetto alla sera della scomparsa»), oltre che del fatto che le stesse erano avanti di 7 minuti, mentre la timbratrice per i dipendenti era 5 minuti indietro.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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