Non fanno in tempo a ripulire e già spuntano nuovi graffiti
Graffiti cancellati, graffiti ritornati. È la malinconica sequenza - peraltro facilmente profetizzata allorché si è data notizia della pulizia murale a Lumezzane - affiorata in questi giorni, non ancora conclusa l’operazione di ripulitura.
Su una delle lunghe pareti di via Mainone, davanti allo stabilimento Gambari, il cretinetto di turno ha «sbombolettato», lasciando due candide cicatrici di vernice, a sciocca conferma d’un vezzo che non sembra trovare fine. Forse, chissà, è un retaggio (oggi disprezzabile) della storia umana visto che gli uomini primitivi istoriavano le caverne, ma per tramandare la loro storia.
Invece i pallidi monatti della bomboletta tramandano al massimo il loro speciale segno di stupidità. La spinta graffitara era molto in auge al tempo dei Romani, specialmente a Pompei dove i muri erano istoriati a iosa, tanto che le scritte sono state poi condensate, commentate, psicanalizzate da molti esperti, divenendo un tratto storico. Dopo i Romani il vezzo è alquanto tramontato per il sostanziale impoverimento della società, peraltro frantumata fino a ridursi a clan familiari. Le scritte ricompaiono nella Roma dei Papi per lamentare, insultare, denunciare vessazioni, soprusi, angherie del potere. Ciò che, più o meno, è andato avanti di secolo in secolo.
Ma la vera esplosione dei graffiti è arrivata nella seconda metà del secolo scorso che, in un’eventuale «Storia delle sciocchezze» potrebbe essere definita «epoca della bomboletta spray».
Intanto il muro di Via Mainone è stato ri-violato. Un rapido giro per la Lunga Via Garibaldi, dove le scritte sono state cancellate già due volte, non ha fatto registrare, per ora, una ricaduta bobolettara, così come in Via Valsabbia. Nella speranza (vana?) che il decoro urbano, come viene definito, non ritorni indecoroso.
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