Mons. Tremolada in visita sui luoghi dell’amato Paolo VI

Il vescovo alla casa e poi all’Istituto: «Un segno d’affetto per il grande pontefice»
Le stanze di Montini. Il vescovo Tremolada accolto dalle suore salesiane
Le stanze di Montini. Il vescovo Tremolada accolto dalle suore salesiane
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Una visita che ha desiderato compiere fin dal suo insediamento in diocesi. Una visita che rinsalda, una volta di più, un legame già fortissimo. Ieri pomeriggio mons. Pierantonio Tremolada è stato a Concesio, ha visitato l’Istituto Paolo VI e la casa dove Giovanni Battista Montini nacque il 26 settembre 1897.

Ad accogliere il vescovo il presidente dell’Istituto, don Angelo Maffeis e le suore della comunità religiosa delle Figlie di Maria Ausiliatrice (salesiane di Don Bosco) che «custodiscono» la dimora montiniana. «L’Istituto Paolo VI - ha detto il vescovo durante la messa celebrata nella parrocchiale - è l’espressione più tangibile e prestigiosa del desiderio vostro e dell’intera diocesi di Brescia di conservare vivo questo ricordo».

Questa visita, ha proseguito, è un «segno di affetto nei confronti di questa amata comunità e di venerazione nei confronti del grande pontefice bresciano che qui ha aperto gli occhi alla vita». Il vescovo Tremolada ha tracciato un ritratto di papa Montini: «La riservatezza, la discrezione nei rapporti, la ritrosia a mettersi in mostra, la familiarità con i libri e le carte, l’abitudine a lavorare nel nascondimento, tutti questi aspetti della sua potente personalità, uniti a un tratto di timidezza, lo rendevano un uomo dal contatto non spontaneo e immediato. Ma la sua limpida umiltà fu capace di trasformare tutto in una signorile benevolenza, in una gentile amabilità, in una delicatezza sempre misurata, espressione di un affetto interiormente appassionato e incrollabilmente sincero».

Papa Montini guardava al mondo, «come a una terra ferita e sofferente, complessa e tormentata, attraversata dai drammi di una umanità inquieta; ma soprattutto e prima di tutto come a una terra magnifica, come allo scenario grandioso della manifestazione della salvezza». «Ho voluto semplicemente aggiungere la mia voce ad altre più autorevoli e più incisive - ha concluso il vescovo -, con il semplice desiderio di condividere un’esperienza di grazia e di riconoscenza e anche con il desiderio, questo più deciso e intenso, di poter presto annoverare Giovanni Battista Montini, che qui è nato, tra i santi di cui la chiesa, riconoscente a Dio, fa perenne memoria».

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