Migliaia di api avvelenate, un anno di lavoro in fumo
Migliaia di api morte e un anno di lavoro andato completamente in fumo: è un bilancio disastroso quello riportato da due apicoltori di Caino, che nell’ultimo mese e mezzo hanno subito più di un episodio di avvelenamento ai danni dei propri insetti.
«Già in passato mi è capitato di subire dei dispetti - racconta l’apicoltrice Laura Galli -, ma questo sconfina decisamente in un atto vandalico senza precedenti: ho impiegato un anno a curare le api che abitano le mie 12 arnie, 5 delle quali in località Cuchèt e 7 nel fondo di un privato. Con i ripetuti avvelenamenti, oggi non so se riuscirò a salvarne anche una sola». A Marco Cavaioni, l’altro apicoltore colpito, è andata leggermente meglio: delle 30 arniedi sua proprietà, tutte in aree diverse, solo 4 sono state oggetto di avvelenamento. Si tratta di quelle al Preese, distante solo un centinaio di metri dalle 5 arnie della Galli in località Cuchèt.
Che vi sia dietro tutto ciò una mano umana è fuori da ogni dubbio. «Dopo aver trovato le api morte sul fondo dell’arnia - spiegano Galli e Cavaioni -, un tecnico dell’associazione Api Brescia ha fatto un sopralluogo e insieme abbiamo escluso qualsiasi tipo di causa ambientale: a Caino, infatti, non vi sono pesticidi in quanto non esistono coltivazioni intensive o frutteti. Ad ogni modo, alcune delle api morte sono ora in laboratorio per essere analizzate». Più probabile che l’avvelenatore attenda l’imbrunire oppure l’alba - ossia i momenti in cui le api si trovano all’interno dell’arnia - per nebulizzare la sostanza tossica nell’alveare.
I due apicoltori hanno denunciato ai carabinieri di Nave i ripetuti episodi, nella speranza che l’autore possa essere individuato.
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