Marialaura, cervello in fuga nella Silicon Valley dell’India

Oggi la 38enne Ghidini fa ricerca e cura mostre a Bangalore: «In Italia non avevo queste chance»
Marialaura Ghidini. La 38enne bresciana da tre anni vive e lavora a Bangalore - © www.giornaledibrescia.it
Marialaura Ghidini. La 38enne bresciana da tre anni vive e lavora a Bangalore - © www.giornaledibrescia.it
AA

Dalla valle bresciana dell’industria metallurgica alla Silicon Valley indiana. Quello di Marialaura Ghidini, 38enne lumezzanese, è un viaggio di migliaia di chilometri compiuto in nome dell’arte contemporanea. Partita da Lumezzane una decina di anni fa, al momento è di stanza a Bangalore, metropoli indiana di oltre 10 milioni di abitanti.

In questa città caotica fa la curatrice di mostre ed è docente universitaria al Srishti Institute of Art, Design and Technology. In Valgobbia sarebbe stato difficile raggiungere gli obbiettivi a cui ambiva nel suo settore. E senza dubbio impossibile saziare la sua sete di curiosità.

«Il motivo per cui ho lasciato l'Italia - racconta Marialaura Ghidini - credo sia il fatto che sono cresciuta in un paese molto piccolo e chiuso, che offriva pochissimo spazio per coltivare interessi ed incontrare cose nuove, soprattutto negli anni novanta». Così, dopo la laurea al Dams di Brescia si è trasferita a Londra dove ha conseguito un master in Curatorial Practice e Critical Writing al Chelsea College of Art and Design e dove ha iniziato a collaborare con diverse gallerie del posto e a progetti di arte on line.

Poi è arrivata la borsa di studio per un dottorato di ricerca e il trasferimento a Newcastle per 3 anni. Ed ecco che nel bel mezzo del dottorato vince una borsa di studio per fare ricerca sulle nuove tecnologie e la curatela in collaborazione con un istituto indiano. «In India a Delhi - spiega la lumezzanese - ci sono quindi arrivata un po’ per caso. Era il 2012 e qualche tempo dopo mi hanno invitata per un progetto di ricerca a Bangalore e sono ancora qui».

La scelta di puntare sull’estero è stata vincente. «Purtroppo a Brescia e in Italia sono sicura non sarei riuscita a crearmi le tante opportunità di cui invece ho avuto modo di approfittare all’estero. Ho la sensazione che - continua - in alcuni posti del mondo, se si lavora sodo, sia possibile crearsi delle situazioni di crescita, lavorativa e non, anche partendo da zero, sensazione che in Italia non ho mai avuto». Qualche contatto con gli italiani a Bangalore? «In realtà ho scoperto solo dopo tre anni che c’è una comunità di italiani: tre settimane fa ho mangiato un delizioso risotto ai funghi porcini con 38 gradi fuori».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato