Marcheno, la fonderia alla lente dell'anatomopatologa
Ha indossato la tuta bianca e per ore ha cercato tracce in un'azienda ormai sotto sequestro da quindici giorni e che ancora non ha fornito risposte che gli inquirenti vogliono. Giornata di lavoro nella fonderia Bozzoli di Marcheno, nel Bresciano, per l'anatomopatologa Cristina Cattaneo alla ricerca di un indizio che possa far dire con certezza che Mario Bozzoli, imprenditore bresciano scomparso nel nulla la sera dell'8 ottobre, sia effettivamente morto.
La Procura segue questa strada, ma il fascicolo resta aperto per sequestro di persona. Non ci sono prove che facciano pensare che Bozzoli sia ancora in vita, ma al momento nemmeno che sia deceduto. «Piccoli passi avanti sono stati fatti - hanno riferito fonti investigative in serata - ma tracce determinanti non ci sono».
Ai laboratori dei Ris di Parma sono stati inviati campioni di tracce biologiche riferibili a Mario Bozzoli «ma bisogna stabilire che siano riconducibili ad una possibile scena del delitto», ha fatto presente il procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno. All'appello mancano sempre anche i telefoni cellulari della vittima e quello di Giuseppe Ghirardini, l'operaio trovato cadavere domenica scorsa: un testimone chiave uscito di scena, le analisi lo devono confermare, pare a causa di un infarto.
Oggi nella fonderia di Marcheno oltre a Cristina Cattaneo, hanno lavorato anche la Scientifica dei carabinieri, l'unità cinofila e il consulente nominato dalla Procura Cesare Cibaldi,
esperto di metallurgia. Gli inquirenti - che stanno esaminando anche i conti dell'azienda - attendono una sua relazione sui forni presenti nella fonderia per decidere se e quando spegnere i crogioli dentro i quali potrebbe essere finito Bozzoli. L'ipotesi di fermare il forno starebbe però nelle ultime perdendo consistenza.
Nel corso della giornata sono stati ascoltati anche i dipendenti della fonderia del mistero. E il mistero si è infittito quando uno degli operai di origini straniera della Bozzoli è salito su un'auto dei carabinieri. «Nessun fermo, lo abbiamo solo accompagnato noi per l'interrogatorio» è stato assicurato dall'Arma.
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