Marcheno, gli interrogativi su quella capsula di cianuro
Il silenzio. Nel complesso di case che domina il paese per tutto il giorno è regnato il silenzio. Nessuna dichiarazione, nessun commento. «Andate via» hanno gridato ai giornalisti i parenti di Giuseppe Ghirardini, l'operaio della Bozzoli di Marcheno che il Ris di Parma ha stabilito essere morto per avvelenamento da cianuro, dopo che per settimane gli stessi inquirenti parlavano di morte per cause naturali con esami tossicologici dall'esito negativo. E invece non era così.
Secchiata d'acqua. Per allontanare fotografi, operatori tv e giornalisti da una finestra di casa le sorelle dell'uomo hanno anche lanciato una secchiata d'acqua. Una tensione anche comprensibile: dei familiari nessuno ha più potuto vedere la salma dell'operaio con la Procura che non ha ancora concesso il nullaosta per la sepoltura. In pochi nel paese della Valtrompia credono all'ipotesi che Ghirardini si sia ucciso ingerendo una capsula di quattro centimetri d'altezza e tre di diametro contenente un'anima di cianuro; l'oggetto ritrovato nello stomaco dell'addetto ai forni della Bozzoli srl.
Il giallo del cianuro. L'azienda da dove l'8 ottobre scorso è svanito nel nulla anche il titolare, Mario Bozzoli. «Il cianuro così come è stato trovato nello stomaco di Ghirardini non si trova sul mercato libero» hanno spiegato gli inquirenti, ma si è appreso che molte aziende in Valtrompia, soprattutto quelle che si occupano di lavorazioni galvaniche, utilizzano quel tipo di veleno. «Chi ha cianuro lo deve comunicare all'Amministrazione comunale. A Marcheno non ci sono aziende che hanno denunciato l'utilizzo, ma nei paesi vicini sono numerose le attività che lo usano» ha spiegato il sindaco di Marcheno Diego Bertussi. Anche i cacciatori, e Ghirardini lo era, conoscono molto bene il veleno che ha stroncato l'operaio della Bozzoli. «Si dice che i bocconi avvelenati che i cacciatori usano come cavie siano riempiti di cianuro» ha confermato il sindaco del paese teatro del doppio giallo. L'inchiesta per la morte di Ghirardini resta aperta per istigazione al suicidio. «Fatico a credere che abbia fatto tutto da solo. Troppi elementi non tornano» è il pensiero dell'avvocato Marino Colosio, legale dell'ex moglie brasiliana dell'operaio.
L'imprenditore scomparso. Nel frattempo ancora nessuna traccia di Mario Bozzoli è stata trovata. L'azienda del mistero resta sotto sequestro, i forni svuotati, ma l'anatomopatologa Cristina Cattaneo dovrà aspettare tre giorni prima di poterne analizzare il contenuto. La Procura continua ad indagare per sequestro di persona e sul caso l'avvocato Luigi Frattini, legale dell'azienda, ha nominato due investigatori privati su suggerimento di Adelio Bozzoli, il fratello dell'imprenditore scomparso.
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