Marcheno, giallo senza risposte: «Rapporti tesi in azienda»
Sono passati quasi due mesi dalla scomparsa dell'imprenditore Mario Bozzoli: del cinquantenne non si hanno più tracce dall'8 ottobre scorso, quando fu visto per l'ultima volta dirigersi verso lo spogliatoio prima di partire verso casa. Da allora è stato setacciato ogni centimetro della sua azienda, compresi i forni su cui si concentrano i sospetti degli inquirenti, ma non è emerso alcun elemento utile alle indagini.
Un mistero, quello della fonderia Bozzoli, alimentato dalla morte di Giuseppe Ghirardini, l'operaio trovato senza vita a Ponte di Legno. Ghirardini era addetto ai forni ed è una delle persone ad aver visto Bozzoli. Gli accertamenti medico legali hanno consentito di attribuire il decesso all'avvelenamento da cianuro, ma ancora non è chiaro se l'uomo abbia ingerito la capsula perché costretto o come gesto volontario. Un'ipotesi, quella del suicidio, respinta con forza dalla famiglia.
Nei giorni scorsi la trasmissione «Quarto Grado» di Retequattro ha trasmesso un’intervista ad un operaio dell’azienda di Marcheno, il quale ha voluto mantenere l’anonimato.
«Beppe Ghirardini ritirava i pani e spazzava l’azienda, poi Adelio e i figli gli hanno voluto dare compiti di maggiore responsabilità -racconta -. Ma Mario non era d’accordo e questo ha creato malumore fra Beppe e Mario. Non è vero che i due erano così amici. Avevano la stessa età e si dicevano le cose in modo schietto e litigavano».
Nel corso dell’intervista televisiva, l’operaio cita anche anche le telecamere di sicurezza in azienda. Secondo il suo racconto non sono puntate sui forni, ma sui rottami. Un particolare, questo, di cui le forze dell'ordine sono già a conoscenza e legato a motivi di privacy: la legge impedisce infatti di riprendere gli operai durante il lavoro.
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