Lettera dei profughi: «San Colombano è la nostra salvezza»

«Veniamo in pace, non vogliamo vivere più con la paura». Così i profughi ospitati a San Colombano, dopo le proteste e le tensioni
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«San Colombano è la nostra salvezza e vorremmo avere la possibilità di dimostrare la nostra riconoscenza per quanto ci viene offerto». Lo scrivono i profughi ospitati a San Colombano in una lettera aperta distribuita dopo le proteste contro il loro arrivo e la loro presenza, alimentate da esponenti di estrema destra protagonisti anche di scontri con le forze dell’ordine. Nella lettera, scritta con l’aiuto della Cgil, i migranti chiedono di essere accettati: «Noi non odiamo nessuno e non abbiamo cattive intenzioni, ma non vogliamo vivere più con la paura», si legge nel testo che proponiamo in forma integrale qui sotto.


Lettera aperta ai cittadini di San Colombano, dai rifugiati che vengono in pace e non vogliono fare del male

Abbiamo chiesto di essere aiutati a scrivere questa lettera. Noi richiedenti asilo chiediamo ai cittadini di San Colombano di accettarci. Non vogliamo essere visti come un problema e non vogliamo creare problemi. Siamo qua come rifugiati e vorremmo poter essere utili alla comunità. 
Unione, pace, amore, comprensione, tolleranza, libertà di movimento, possibilità di scambio, di incontro faccia a faccia: questo desideriamo. 
Non siamo venuti per fare guai, non siamo una minaccia per voi, per la vostra vita, per la vostra cultura. Siamo esseri umani che sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato. 
È brutto sapere che la gente è contro di te. Fuori da qui vediamo persone che protestano, che gridano e che ci minacciano. Noi non odiamo nessuno e non abbiamo cattive intenzioni, ma non vogliamo vivere più con la paura.
San Colombano è la nostra salvezza e vorremmo avere la possibilità di dimostrare la nostra riconoscenza per quanto ci viene offerto.
 Noi abbiamo lasciato la nostra terra, le nostre famiglie, le nostre case. Qui siamo soli, ma nessun uomo è un’isola, nessuno può vivere da solo, qui vorremmo sentirci come in una grande famiglia. 
Chi siamo? Dei giovani. Un muratore, un camionista, un meccanico, un imbianchino, un aspirante giornalista, un contadino, un calciatore….. Veniamo dal Gambia, dalla Nigeria, dal Bangladesh, dal Ghana…. 
Siamo arrivati qui dopo viaggi lunghi e pericolosi, alla ricerca di un luogo dove poter vivere in pace, perché nei nostri Paesi d’origine ci sono guerre e dittature. Cosa sogniamo? Un futuro sereno, la libertà…. E la felicità, come tutti i giovani del mondo. 
Stasera ci hanno detto che fra pochi giorni inizieremo un corso di italiano; nel sentire questa notizia noi abbiamo applaudito perché crediamo che sia importante imparare la vostra lingua per comunicare con voi e per farci conoscere. 
Sarebbe bello un giorno bere tutti insieme una tazza di ataja, un buon the caldo, con un sorriso e senza paura!

I venti richiedenti asilo alloggiati nella casa «Al cacciatore» di San Colombano 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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