La vedova Bozzoli: «Sì, penso che mio nipote abbia ucciso Mario»

Irene Zubani ha testimoniato oggi in aula nel corso del processo a carico di Giacomo Bozzoli, accusato di aver ucciso lo zio
LA VEDOVA: "E' STATO GIACOMO"
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Oltre otto ore di udienza, tre delle quali dedicate alla testimonianza della vedova di Mario Bozzoli, l'imprenditore bresciano svanito nel nulla quasi sei anni fa.

La donna alla fine non usa giri di parole. «Sì, ritengo mio nipote l'omicida di mio marito» dice Irene Zubani rispondendo alla domanda diretta del presidente della Corte d'assise di Brescia, Roberto Spanò, e davanti all'imputato, Giacomo Bozzoli, che stizzito replica «vergogna».

Botta e risposta a distanza nel processo sul giallo della fonderia di Marcheno iniziato l'8 ottobre 2015, quando Mario Bozzoli sparisce dentro i capannoni della sua azienda. 

Giacomo Bozzoli, in primo piano, e Irene Zubani, vedova di Mario Bozzoli - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Giacomo Bozzoli, in primo piano, e Irene Zubani, vedova di Mario Bozzoli - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it

«Quella sera Mario mi ha chiamata alle 19.11 dicendomi che si sarebbe fatto la doccia per poi raggiungermi a casa e andare a cena. Dalle 21.30 in poi ho iniziato a preoccuparmi e dalle 22 era palese che era accaduto qualcosa. Non credevo si prospettasse quello che poi è accaduto» ha detto la vedova sentita come testimone. Lei che per prima aveva denunciato la scomparsa dell'imprenditore e che per prima aveva portato all'attenzione degli inquirenti i rapporti deteriorati tra suo marito Mario e l'altro ramo della famiglia Bozzoli, il fratello della vittima Adelio e figli di quest'ultimo, Alex e Giacomo.

«Ero convinta che Mario avesse avuto un malore in strada o un incidente stradale» ha ricordato la vedova di Bozzoli. «Mio figlio Giuseppe è stato il primo ad arrivare in azienda e mi ha detto: "Mamma è una cosa stranissima perché c'è l'auto di papà, ci sono le chiavi, i suoi vestiti, ma papà non c'è"». Irene ha poi ricordato: «Mio cognato Adelio quella sera disse subito di cercare sul retro dell'azienda perché era convinto che Mario fosse uscito dal cancelletto che si affaccia sul fiume Mella. Ma mi sembrava impossibile».

La donna si è poi concentrata sui forni della fonderia. «Quella sera siamo andati alla zona forni per chiedere agli operai se avessero visto qualcosa. Maggi - uno degli operai inizialmente indagato per concorso in omicidio e poi scagionato in fase di indagine, ndr - ha detto ad Adelio, mio cognato, che c'era stata una fumata anomala, molto consistente. Subito ho avuto una brutta sensazione. Ma lo stesso Adelio ha escluso subito che Mario potesse essere caduto nel forno. Non c'erano odori strani, ma ci sono dei potenti aspiratori» ha raccontato Irene Zubani.

Nel corso dell'udienza sono stati ascoltati anche i carabinieri dei Ros che durante l'inchiesta hanno analizzato il traffico telefonico dell'imprenditore ucciso. «Dai contatti telefonici di Mario Bozzoli è emerso che l'imprenditore era un uomo casa e lavoro» hanno detto gli inquirenti, che nel corso delle indagini hanno ricostruito la gestione telefonica dell'imputato.

«Giacomo Bozzoli oltre al telefono intestato alla società che utilizzava, aveva nove utenze telefoniche a disposizione, tre delle quali intestate a soggetti pakistani e una ad un amico di Lumezzane» è stato spiegato dai carabinieri del Ros. Dalle indagini sui computer di Giacomo Bozzoli chi ha indagato ha invece scoperto che «nel pomeriggio dell'8 ottobre 2015 alle 14.37 - giorno della scomparsa di Mario Bozzoli - il nipote ha avviato sul proprio computer l'applicazione Cleaner per pulire il contenuto dell'apparato».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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