La croce di Conche torna a risplendere grazie agli alpini

Alta quattro metri, fino a metà settembre brillerà nella notte dall’alto della Valgobbia
La croce è stata portata sul monte dai combattenti e reduci - © www.giornaledibrescia.it
La croce è stata portata sul monte dai combattenti e reduci - © www.giornaledibrescia.it
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La croce sul cucuzzolo del monte Conche è tornata a risplendere nelle notti lumezzanesi, illuminata da una lunga corona di piccole lampade. La croce è visibile da tutta la Valgobbia e offre una placida sensazione di simbolica «sicurezza», proprio in questo tempo che incontra un’iconoclastia (avversione alle immagini) strisciante come ad esempio, togliere il Crocifisso dai luoghi pubblici, scuole in testa.

La croce era stata illuminata l’anno scorso, suscitando il consenso generale dei lumezzanesi, grandemente affezionati al santuario di Conche, gravido di storia millenaria. Poi, per un miserabile furto vandalico, lampade, pannello solare e batterie erano spariti, presto ripristinati. A settembre luci spente come previsto dagli alpini di S. Sebastiano che hanno in cura l’illuminazione. Non senza piccolo disappunto dei lumezzanesi che la preferirebbero sempre luminosa.

La croce, alta circa quattro metri, è in tubolare di ferro ed era stata portata in Conche a dorso di mulo nel 1947 dai combattenti e reduci di Lumezzane, ennesimo segno di devozione che ha sempre guardato (oggi, nello scetticismo imperante, molto meno) alla Madonna della Misericordia del santuario con aperto fervore. Al punto che nel 1898, i «molete» (gli affilatori di lame fino a 70 anni fa, lavoro molto pericoloso con vittime mortali e feriti gravi perché la mola di pietra arenaria spesso andava in pezzi ) l’avevano scelta a protezione e vi celebravano una grande festa in agosto, oggi ancora viva, ma più liquida.

La croce è di nuovo brillante grazie sempre agli alpini di S. Sebastiano con una motivazione nobile: dal 10 di giugno fino alla seconda settimana di settembre, alla chiesetta dei combattenti sul monte Poffe gli alpini stessi fanno celebrare Messe di suffragio e, come segno visibile, mantengono accesa la croce di Conche. Così sarà per ogni anno a venire. Caterina da Siena scioglieva i versi: «Ai piedi della Croce, o mio Signore/ potar vorrei di tutti i fior l’incanto…». Oggi, l’incanto delle luci.

 

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