Il Comune di Bovegno contro l’acquedotto di Valle: «Non si può fare coi soldi del Pnrr»
C‘è un minimo comune denominatore che collega tra loro gli iter di realizzazione delle grandi opere in Valtrompia: per ogni infrastruttura che dovrebbe essere cantierizzata c’è sempre qualcuno pronto a opporsi.
Lo si vede con il raccordo autostradale e lo si è visto con il depuratore comprensoriale. Ora è giunto il momento dell’acquedotto di Valle, che ha ricevuto un contributo Pnrr di circa 28 milioni di euro per i primi tre lotti dei cinque complessivi.
Il 30 giugno scorso sul sito di Acque Bresciane sono apparsi i documenti della gara per l’affidamento della progettazione dei lavori. In quella data, però, a Bovegno c’era chi si stava già organizzando per fermare «lo scempio»: parliamo della Giunta guidata dal sindaco Manolo Rossini e dell’intero Consiglio comunale, minoranza inclusa, insieme alla Commissione garanzia dell’ente locale.
Colpo di scena, ma forse neppure troppo considerate le petizioni promosse negli anni, il Comune dell’Alta Valle, da cui l’acquedotto attingerebbe l’acqua (i due punti sono i torrenti Mella di Sarle e Zerlo) da «spedire» verso la Media Valle, ha deciso di posare carta e penna e di passare alle maniere forti, impugnando lo strumento della diffida.
L’atto
Lo scorso 21 giugno Rossini ha firmato l’atto indirizzato al presidente della Comunità montana Massimo Ottelli, all’allora dirigente dell’ente comprensoriale Fabrizio Veronesi quale rappresentante della Comunità montana in sede di conferenza dei servizi e, per ultimi, ad Azienda Servizi Valtrompia (Asvt) e all’Ufficio d’Ambito di Brescia. «Ove la presente diffida venisse violata - si legge nel documento - codesti funzionari saranno chiamati a rispondere personalmente delle ipotesi di danno erariale». Nove pagine girate anche alla sezione controllo interventi Pnrr della Procura regionale della Corte dei conti «affinché possano svolgere gli adeguati approfondimenti», specie considerato che «il contributo Pnrr ricevuto non ammette opere idroelettriche».
Secondo gli autori della diffida «quello che viene fatto passare per un progetto di approvvigionamento idrico ha modalità e quantità di prelievo di acqua che sono in gran parte funzionali alla produzione di energia elettrica: parliamo della centralina che la Comunità montana vorrebbe realizzare in località Predafallo, a Tavernole, per trarne profitto». C’è più di una ragione per cui i bovegnesi si oppongono al progetto.
Tra queste c’è quella ambientale, dal momento che la realizzazione dell’acquedotto comporterebbe uno «sventramento» di parte del territorio. Un altro aspetto contestato riguarda il punto di prelievo, perché «nel progetto definitivo approvato da Comunità Montana viene indicato un punto in cui non è presente alcuna fonte di approvvigionamento idrico».
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato