Giallo di Marcheno, tasselli di un puzzle che non si ricompone

Ad un anno dall'ultima traccia lasciata da Mario Bozzoli, restano aperte le domande sulla sua scomparsa e sulla morte di Giuseppe Ghirardini
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Un'ipotesi. Un dubbio. Una certezza investigativa. Due gialli. Tre prospettive su un'inchiesta, tre dei tanti tasselli di un puzzle che da dodici mesi non trova forma. 

Un rompicapo che assume la forma di una cabala quello che in queste ore, nell’anniversario della scomparsa di Mario Bozzoli, è ancora al centro di un'inchiesta tutt'altro che conclusa. 

Ad un anno dall'ultima traccia lasciata dall'imprenditore di Marcheno la sola certezza è che né nel forno, né nei filtri, né negli scarti repertati sono stati trovati resti del contitolare della fonderia dei misteri. Se questo sia dovuto ai giorni intercorsi prima dello spegnimento del forno o meno, forse non si saprà mai. 

Così mentre la Procura annuncia la richiesta imminente di proroga per le indagini preliminari e quattro persone restano accusate omicidio e soppressione di cadavere, una nuova ipotesi si affaccia sul fronte del giallo nel giallo. Quello di Beppe Ghirardini: i familiari che mai hanno creduto all'ipotesi del suicidio ora avanzano con i propri legali quella della droga, usata per indurre l'operaio a inghiottire la capsula di cianuro fatale. 

Ma intanto restano una morte in cerca di un perché, e una scomparsa a cui manca persino la certezza terribile di un cadavere da piangere. Tasselli di un puzzle che per ora continua a non restituire alcuna immagine completa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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