Esche avvelenate, individuato il responsabile: scatta la denuncia
Ci sono voluti solo cinque giorni agli agenti della Polizia locale di Gardone per individuare la persona che ha disseminato via Caregno, a Magno, di bocconi avvelenati. Si tratta di un uomo del posto che, probabilmente infastidito dalla presenza dei numerosi cani portati dai padroni a passeggiare nella zona, ha pensato di dare un avvertimento e risolvere alla radice il «problema» spargendo numerose esche con sostanze tossiche.
L’uomo è stato denunciato all’autorità giudiziaria. «Per lui, nel migliore dei casi, l’ipotesi di reato sarà quella di tentato maltrattamento di animali» afferma il comandante del Corpo intercomunale di Polizia locale valtriumplino Patrizio Tosoni.
Le indagini
A giocare un ruolo fondamentale in questa vicenda è stata la tempestività con la quale, nella prima mattina dello scorso giovedì 3 marzo, un abitante di via Caregno ha notato e segnalato alla Locale la presenza di strane polpette mescolate ad una sospetta sostanza azzurra. Sul posto si è recata immediatamente l’unità cinofila della Polizia provinciale che, avvalendosi anche di un cane addestrato per casi come questi, ha aiutato gli abitanti a individuare e ripulire la zona dalle esche. La prontezza di intervento ha fatto in modo che solo un cane abbia fatto in tempo ad ingerire la sostanza: sottoposto a cure immediate dal veterinario, è riuscito a cavarsela.
Le analisi
La Polizia locale ha inviato un campione delle esche all’Istituto zooprofilattico di Brescia e gli esiti delle analisi dovrebbero arrivare proprio in questi giorni. Nel corso di un’indagine lampo, durata sino al martedì successivo, gli agenti del Corpo intercomunale hanno eseguito una serie di controlli incrociati che hanno dato risultati nell’arco di soli cinque giorni. «Siamo giunti a individuare l’autore - spiega Tosoni - dopo aver acquisito dichiarazioni e informazioni da parte dei residenti anche rispetto a chi va e viene in zona. Abbiamo inoltre preso visione delle immagini delle telecamere dislocate sul territorio, che ci hanno permesso di verificare se il sospettato fosse passato di lì in quei giorni».
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