«Dieci anni da cooperante in Medio Oriente ti cambiano la vita»

Marco Ricci ha partecipato a progetti dalla Palestina al Libano. E ora guarda anche all’America Latina Villa Carcina
«Dieci anni da cooperante in Medio Oriente ti cambiano la vita» © www.giornaledibrescia.it
«Dieci anni da cooperante in Medio Oriente ti cambiano la vita» © www.giornaledibrescia.it
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«La più grande soddisfazione? Vedere che il tuo lavoro ha portato un cambiamento positivo nella vita degli altri». Marco Ricci, 40 anni di Villa Carcina, da quasi un decennio è impegnato come operatore umanitario in Medio Oriente. Un lavoro non da tutti che l’ha portato a misurarsi quotidianamente con contesti e persone differenti.

Prima la Palestina, poi il Libano. Ora la sua bussola sta puntando verso nuovi orizzonti. Di progetti di sviluppo Oxfam, la grande organizzazione non governativa per la quale lavora, ne ha centinaia in tutto il mondo. «Ora mi piacerebbe andare in America Latina per rispolverare il mio spagnolo».

Alle spalle il valtrumplino ha una laurea in Lingue e letterature straniere e un master all’Ispi di Milano in cooperazione internazionale. Il supporto alle comunità di beduini nell’area di Gerusalemme est, la creazione di un centro comunitario a sostegno dell’imprenditoria sociale giovanile in un villaggio a sud di Beirut, la realizzazione di un progetto di cash for work con una comunità di siriani nella valle de la Beqa’ sono solo alcuni dei progetti portati avanti in questi anni. Parte del lavoro consiste anche nel non fare danni.

«E’ proprio così, è necessario rispettare gli equilibri che si sono formati in determinati contesti e - spiega Ricci - soprattutto rispettare le persone: non è sempre facile infatti entrare in una comunità e spiegare come le cose devono essere fatte». Quando però tutto fila liscio la soddisfazione è grande. «Con un gruppo di donne beduine - racconta - avevamo promosso un progetto di artigianato locale con metodi tradizionali, è stato bello vedere la loro soddisfazione quando questi prodotti sono stati venduti in Europa». Dalla convivenza con persone che vivono in situazioni di svantaggio il bresciano Ricci ha avuto modo di rendersi conto di alcune loro peculiarità.

«Sono rimasto sorpreso dalla grandissima capacità di queste persone di pensare positivo anche in circostanze complicate e di avere la forza di reagire per trovare una soluzione ai problemi». Intraprendere la carriera di operatore umanitario ha anche qualche lato negativo. «Il fatto di essere estraneo alla quotidianità vissuta dalla mia famiglia e dai miei amici a Brescia per esempio oppure - continua - il fatto che, cambiando zona ogni tre o quattro anni, mi trovo a dovere sempre ricominciare tutto da capo: capisco il contesto, conosco le persone, prendo casa e poi me ne vado».

Al momento però i vantaggi superano gli svantaggi. «Per un po’ di anni ho ancora voglia di crescere, di andare in un posto dove parlano una lingua diversa dalla mia. Poi si vedrà, magari torno in Italia». Intanto, per non perdere mai le proprie radici, in valigia non mancano mai parmigiano, funghi porcini, zafferano e vino. «In Medio Oriente queste cose sono molto costose». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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