Confermato in appello l'ergastolo a Giacomo Bozzoli, il padre Adelio sotto choc
La telefonata avviene fuori dal tribunale. «Giacomo, hanno confermato l’ergastolo. Non ho le lacrime per piangere e le forze per mettermi in auto». È Adelio Bozzoli, frastornato, a dare la notizia al figlio Giacomo, assente in aula per la prima volta in quasi tre anni di processi. C’era al mattino, non si è presentato per la sentenza. Poi il telefono passa al suo avvocato Luigi Frattini.
Il legale cammina nervosamente avanti e indietro sul marciapiede, parla di sentenza ingiusta, si capisce che vuole provare a tranquillizzare il suo assistito. Missione impossibile. Poi una frase del legale al 38enne che ha incassato da poco la conferma dell’ergastolo. «Sì, sei libero. Stai tranquillo». Poi ancora Adelio: «Non so più cosa dire».
La famiglia di Mario
Da un figlio che parla al telefono al padre, a un altro figlio che il padre non lo ha più visto dall’8 ottobre 2015. «Sono felice che in qualche modo mio papà stia ricevendo la giustizia che merita. Dopo questa sentenza sono contento per lui» dice Giuseppe, uno dei due figli di Mario Bozzoli che guarda il cielo mentre parla davanti alle telecamere delle tv. È provato, emozionato, stravolto. È la prima volta che dice la sua in otto anni.
Anche Irene Zubani, la vedova dell’imprenditore di Marcheno vorrebbe sfuggire ai giornalisti. Non riesce. «Cercavamo giustizia e siamo felici che la Corte si sia espressa così, ma andiamo avanti perché non è ancora finita» commenta la donna. «Io – prosegue - sono certa che la verità prima o poi viene sempre a galla, anche se poi ovviamente l’ultima parola spetta ai giudici».
Se da una parte la difesa non commenta, dall’altra gli avvocati di parte civile esprimono soddisfazione. «Solo gli sciocchi non hanno dubbi. La lunghezza della camera di Consiglio ci conforta perché è il segno di una decisione molto ponderata, forse addirittura sofferta» spiega l’avvocato Vanni Barzellotti. «Sicuramente - aggiunge - la difesa presenterà ricorso in Cassazione, ma con una conferma di condanna la strada che i legali dell’imputato dovranno percorrere sarà sempre più in salita».
Il silenzio dell'accusa
Non parla invece l’accusa. «Non si è mai felici quando arriva un ergastolo, ma solo soddisfatti del lavoro» taglia corto Domenco Chiaro, sostituto procuratore generale in udienza. Anche i vertici della Procura, soddisfatti, preferiscono rimanere in silenzio. Tutti ora aspettano le motivazioni. Se ne riparlerà a febbraio.
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