Centrale turbogas Nave, no dei ministri Cingolani e Franceschini
Si allarga ulteriormente il fronte del no alla centrale turbogas per il bilanciamento delle rete elettrica che Duferco vorrebbe realizzare all’interno del sito ex Stefana di via Bologna a Nave. Stavolta il parere negativo è arrivato niente meno che dai ministri della Transizione ecologica Roberto Cingolani e della Cultura Dario Franceschini. Il decreto a firma congiunta era atteso dopo che lo scorso novembre il Ministero della Transizione ecologica aveva sospeso in autotutela il diniego annunciato a maggio e convocato una conferenza dei servizi che, inzialmente, non era stato opportuno svolgere al netto dei pareri negativi precedentemente espressi dalla commissione tecnica. Un vizio di procedura, la mancata convocazione, che avrebbe potuto dare adito a ricorso.
A distanza di due mesi dalla conferenza dei servizi il Mise ha comunque confermato la sua posizione iniziale, esprimendo un giudizio negativo di compatibilità ambientale.
Soddisfazione del Comune
Una notizia accolta con grande soddisfazione sia dal Comune, «che è però ancora in attesa di ricevere la documentazione ufficiale del Ministero» specifica il sindaco Matteo Franzoni, sia dal Comitato per la Valle del Garza. Il presidente Aldo Manzato osserva come quello ottenuto sia «un risultato importante per l’intera popolazione della Valle del Garza - erano state 11mila le firme raccolte contro il progetto - e che va condiviso con le amministrazioni che si sono schierate a sfavore».
Per Franzoni il diniego del Mise «è il frutto di un lungo lavoro di rete con la cittadinanza, i comitati e le istituzioni sovraccomunali iniziato dal mio predecessore Tiziano Bertoli e portato avanti dall’Amministrazione che guido con la lettera inviata ai Ministeri lo scorso 5 gennaio».
Le polemiche
Per Duferco, però, la questione non è chiusa. «La battaglia per ora è persa - annuncia il presidente di Duferco Italia Holding -, ma stiamo pensando di fare ricorso». Per il presidente «la finalità, a Nave, resta comunque quella di progettare un sistema di produzione di energia rinnovabile». Antonio Gozzi torna a precisare come la centrale «inquinerebbe meno di 10 camion e non sarebbe una centrale commerciale, dal momento che verrebbe gestita da Terna per riequilibrare il sistema elettrico, che è sempre più formato da energie rinnovabili».
L’impianto, inoltre, «era già presente nel piano di riconversione presentato inizialmente anche al Comune - sottolinea -: mentre io sono un uomo di parola e ho rispettato gli accordi ricollocando i 150 dipendenti, chi è alla guida del paese non ha avuto il coraggio di contrastare l’onda ambientalista».
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