Caso Ghirardini, chiesta l’archiviazione ma i familiari dicono no

Per la seconda volta la procura sostiene che manchi la prova che qualcuno abbia spinto l'ex operaio della Fonderia Bozzoli a togliersi la vita
Giuseppe Ghirardini è morto nel 2015 - © www.giornaledibrescia.it
Giuseppe Ghirardini è morto nel 2015 - © www.giornaledibrescia.it
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La linea degli inquirenti non cambia. E per la seconda volta arriva la richiesta di archiviare l'inchiesta sull'induzione al suicidio di Giuseppe Ghirardini. Con conseguente opposizione depositata dai familiari che ora attendono la fissazione della nuova udienza.

Per l’avvocato generale e già procuratore generale reggente Marco Martani, continua a non esserci la prova che qualcuno abbia spinto l’ex operaio della Fonderia Bozzoli a togliersi la vita. «Pur non essendo emersi motivi di preoccupazione della vittima e una situazione di depressione, non può essere escluso con certezza che possa essersi suicidato in piena autonomia a causa del grave turbamento interiore relativo a quanto accaduto a Mario Bozzoli con il quale era legato fin dall’infanzia» scrisse Martani chiedendo la prima archiviazione.

E lo ribadisce oggi dopo che il gip Elena Stefana aveva, nel gennaio scorso, disposto nuove indagini spiegando che «l’area grigia è circoscritta alle ultime ore di vita della vittima, seppur con tutti i limiti e difficoltà legati al decorso del tempo dalla data dei fatti».

La Procura generale ha riascoltato Oscar Maggi e altri operai, mentre non era riuscito a far rientrare in Italia il senegalese Abu, che invece si è presentato in aula in occasione dell’ultima udienza del processo Bozzoli lo scorso 13 ottobre. Nel fascicolo aperto per istigazione al suicidio risultano indagati Alex e Giacomo Bozzoli, nipoti dell’imprenditore scomparso dalla sua azienda di Marcheno l’otto ottobre 2015. In una prima prospettazione dell’accusa era stato ipotizzato che i due fratelli fossero intervenuti psicologicamente su Ghirardini spingendolo al gesto estremo.

Un'esca al cianuro era stata trovata nello stomaco di Giuseppe Ghirardini - © www.giornaledibrescia.it
Un'esca al cianuro era stata trovata nello stomaco di Giuseppe Ghirardini - © www.giornaledibrescia.it

«Difettano testimonianze, esiti di intercettazione, risultanze di tabulati telefonici, filmati o servizi di osservazione, controllo e pedinamento che tratteggino incontri finalizzati ad esercitare pressioni o a instillare in modo subdolo un proponimento mortale» stabilì il gip Stefana quando rigettò la prima richiesta di archiviazione. Giuseppe Ghirardini, presente in fonderia la notte della scomparsa di Mario Bozzoli, svanì nel nulla sei giorni dopo il suo datore di lavoro e poi venne ritrovato cadavere in Vallecamonica. «Dalle immagini delle telecamere si vede che Ghirardini si dirige da solo in auto verso Case di Viso e da solo entra nel bosco senza che nessuno lo segua» scrive la Procura generale. «Impossibile quindi oltre ogni ragionevole dubbio - prosegue nella ricostruzione - stabilire in che modo Alex e Giacomo Bozzoli avrebbero fatto pressione su Ghirardini».

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