Caso Bozzoli, su Ghirardini la Procura dispone una nuova perizia
Il legale della famiglia di Giuseppe Ghirardini ha depositato in Procura una consulenza medica che dimostrerebbe che l'operaio della Bozzoli, morto nel 2015, sei giorni dopo la scomparsa del suo datore di lavoro Mario Bozzoli, non si è suicidato, come invece ritengono gli inquirenti.
La famglia proprio in occasione dell'anniversario della misteriosa scomparsa dell'imprenditore di Marcheno aveva spiegato che alcune risultanze delle indagini tecniche inducevano a ritenere che l'operaio 50enne potesse essere stato drogato con la cosiddetta "droga dello stupro" al fine di annebbiarne la volontà sino ad indurlo all'estremo gesto. Ghirardini fu rinvenuto il 18 ottobre 2015 a Case di Viso, senza vita. La sua morte è stata poi ricondotta ad avvelenamento da cianuro, causata dal veleno contenuto in una capsula utilizzata in ambito venatorio.
Il sostituto procuratore titolare dell'inchiesta ha disposto, sulle indicazioni fornite dal legale dei Ghirardini, un supplemento di perizia. La stessa Procura di Brescia ha poi smentito che la mazzetta di denaro trovata a casa dell'operaio, e sequestrata un anno fa, sia riconducibile alla scomparsa di Bozzoli. «È il pagamento in nero delle ore straordinarie», è stato spiegato.
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