Caso Bozzoli, accuse diverse per nipoti e dipendenti
Un unico delitto. Un'inchiesta che volge al termine e si accinge a incardinarsi in un processo. E per la prima volta due reati differenti, quelli che vengono ora contestati ai quattro soggetti indagati. Per la morte di Mario Bozzoli, l'imprenditore trumplino svanito nel nulla la sera dell'8 ottobre 2015 nella fonderia di Marcheno di cui era contitolare, la Procura generale di Brescia ha infatti chiuso le indagini bis.
Il procuratore generale Pier Luigi Maria Dell’Osso, che a marzo di un anno fa aveva avocato l’inchiesta togliendola al sostituto procuratore Mauro Leo Tenaglia, ha firmato la chiusura indagini contestando l’accusa di omicidio volontario ad Alex e Giacomo Bozzoli, nipoti dell’imprenditore svanito nel nulla, e di favoreggiamento nel delitto per gli operai Oscar Maggi e il senegalese Abu, presenti in azienda la notte del mistero.
Le divergenze sulla gestione dell'azienda e motivi economici avrebbero armato la mano dei due nipoti, figli di Adelio, fratello di Mario Bozzoli che possedeva l'altro 50% della fonderia.
Le differenti contestazioni sembrano prefigurare che per l'accusa ai due nipoti venga attribuita la responsabilità del delitto (escluso che Bozzoli sia finito in un forno della ditta), mentre ai due dipendenti una condotta che avrebbe favorito i primi. Ma ora proprio i quattro coinvolti avranno 20 giorni di tempo per presentare memoria scritta o farsi interrogare. Dopodiché spetterà alla Procura generale decidere se archiviare o chiedere il processo.
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