Auto contro il muro a Lumezzane: «Così ho provato a salvarli mentre bruciava tutto»

Ivan Salvatti era dietro la vettura che ha preso fuoco e racconta quello che ha visto: «Volevo fare di più»
Il momento in cui l'auto ha preso fuoco a Lumezzane - Foto Marco Ortogni Neg © www.giornaledibrescia.it
Il momento in cui l'auto ha preso fuoco a Lumezzane - Foto Marco Ortogni Neg © www.giornaledibrescia.it
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Non riesce a darsi pace. «Mi sento in colpa. So di aver fatto tutto quello che potevo fare, ma mi ripeto che non è stato sufficiente. E non lo accetto».

Ivan Salvatti, imprenditore di Lumezzane, è stato il primo a soccorrere i quattro ragazzi intrappolati nell’auto in fiamme sulla strada del paese valgobbino. Stava tornando a casa dopo una serata Rotary e si è trovato davanti quella palla di fuoco.

«Eravamo dietro qualche auto rispetto ai ragazzi. Suppongo che i carabinieri li stessero inseguendo. Ho visto un flash e ho capito subito che era successo qualcosa. L’auto dei giovani ha iniziato a prendere fuoco. Ho parcheggiato e mi sono precipitato verso la vettura. Ho cercato di estrarre i giovani che erano dentro. Purtroppo quello al volante era già morto perché non si muoveva. Ho avuto l’istinto di entrare nell’abitacolo e di staccarlo dal volante» racconta Salvatti. «Ho fatto il volontario e sapevo come muovermi. Ho cercato di mettere in sicurezza il ragazzo più grave, il 18enne che era ancora vivo e che è morto dopo in ospedale. Poi - prosegue nel suo drammatico racconto - ho preso in braccio un altro giovane che aveva la maglia che bruciava. L’ho sdraiato a terra, si rotolava e urlava dal dolore. Mentre il quarto ragazzo che era stato estratto dall’auto si è alzato da terra da solo: "Ce la faccio, ce la faccio" ripeteva. Erano tutti bruciati. Una scena tremenda».

L’imprenditore ricostruisce attimo dopo attimo. «Sembrava un film e non mi sono reso conto di quello che stava accadendo. Ricordo che una persona gridava contro i carabinieri, diceva che era colpa loro e che avrebbero avuto sulla coscienza quei ragazzi. Un carabiniere ha risposto che stavano facendo solo il loro lavoro. Sentivo tutto, ma ero come in una bolla. Non mi sono mai fermato, volevo salvare quei ragazzi».

Due sono sopravvissuti, altri due non ce l’hanno fatta. «A distanza di ore - aggiunge Ivan Salvatti sotto choc, provato come uomo e ancora di più come genitore - ho continuamente le immagini che mi passano davanti agli occhi. È straziante». Salvatti è padre di due figli di 22 e 24 anni. Uno era in auto con lui. «Mio figlio ha iniziato a scrivere e a chiamare amici e cugini per capire chi potessero essere i quattro ragazzi. Non volevo che vedesse da vicino quello che stava accadendo e gli ho detto di rimanere in auto». Quando sono arrivati i soccorsi, l’imprenditore è rientrato a casa. «Vivo un lutto. È come - ammette - se quei giovani fossero i miei figli».

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