Appalti a Concesio, indagine chiusa ma resta il sequestro
L’indagine è chiusa. La questione dei presunti appalti pilotati a Concesio, che ha generato una bufera poche settimane prima del voto dello scorso 26 maggio, è arrivata al primo traguardo. Il sostituto procuratore Ambrogio Cassiani ha di fatto messo la parola fine alle indagini che avevano portato all’arresto di Riccardo Gardoni, responsabile del settore tecnico del Comune, finito ai domiciliari con le accuse di turbativa d’asta, corruzione e falso in atto pubblico.
Nel mirino sono finiti lavori pubblici assegnati ad un numero limitato di imprese - in violazione delle norme - e spesso con determine firmate solo a lavori già eseguiti. Solo pochi giorni fa il tribunale del Riesame ha mantenuto sotto sequestro i sei conti correnti, le due cassette di sicurezza e i contanti riconducibili a Gardoni. Un patrimonio da oltre un milione di euro. Solo a marzo scorso il responsabile del settore tecnico del Comune e la moglie avevano 950mila euro sui conti.
La chiusura indagini riguarda anche gli imprenditori che avrebbero usufruito del sistema Gardoni e i coinvolti in un secondo filone della stessa inchiesta. In tutto 25 persone tra cui l’ex sindaco di Concesio Stefano Retali, e la sua Giunta all’epoca dei fatti indagati per falso in atto pubblico per la gestione dei rifiuti finiti in un’area pubblica e gestiti dalla parrocchia di Sant’Antonino. Coinvolti anche il parroco, don Fabio Peli, e due volontari che raccoglievano carta e ferro con scopi solidali, accusati di «gestione di rifiuti non autorizzata e creazione di una discarica abusiva».
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