Al rifugio Pontogna una cisterna da 9mila litri per far fronte alla scarsità d'acqua
Una scorta di «oro blu» che, a giudicare dalle previsioni sulla crisi idrica, potrà davvero tornare preziosa. Il rifugio Pontogna è ora un rifugio a prova di emergenza: negli scorsi mesi il direttivo del Cai di Gardone, presieduto da Claudio Nassini, ha eseguito un intervento di interramento di una cisterna in polietilene da 9mila litri «in modo che, nei momenti di scarsità d’acqua, ci sia un minimo di scorta che consenta al rifugio di proseguire con le sue consuete attività» spiega Mauro Baglioni, consigliere del Cai di Gardone delegato ai rapporti con gli enti pubblici, proprietario e ispettore della Pontogna.
Ora il rifugio gestito da Fabrizio Silvestri è pronto ad aprire i battenti tutti i giorni dal prossimo primo maggio.
I lavori
La posa della cisterna non è l’unico lavoro che ha interessato il rifugio Cai. Per garantire che il Pontogna continui a restare aperto e frequentato occorre infatti «apportare continui aggiustamenti e migliorie - afferma Baglioni -, in modo da dare il massimo a chi lo frequenta». Negli ultimi anni, specie approfittando della chiusura per il Covid, il direttivo è intervenuto su più fronti: è stata creata una piazzola per l’atterraggio dell’elicottero, proprio dietro la struttura e, in contemporanea, l’impianto antincendio è stato adeguato alla normativa.
«Abbiamo dovuto modificare la struttura perché la cucina, dotata di fuochi a gpl, non aveva uno sfogo diretto sull’esterno - spiega Baglioni -. Il gas è pesante, perciò non esce dalla finestra in caso di fuga, bensì rimane a terra: con i lavori fatti, quindi, può disperdersi all’esterno, oltretutto è stata realizzata una scala antincendio che dal piano superiore scende all’esterno e ora abbiamo tutte le vie di emergenza segnalate».
I fondi
Il bando che ha consentito la realizzazione del progetto e del sistema antincendio è stato emesso dalla Regione tramite il suo braccio operativo, l’Ersaf. L’operazione è costata 89mila euro, di cui 54mila frutto del contributo del Pirellone e i restanti 35mila ottenuti grazie a un mutuo acceso dal Cai.
L’acquisto e la posa della cisterna sono invece costati 6mila euro, di cui 4.500 arrivati in cassa attraverso un contributo da parte del Cai centrale. «Ricordiamo infine che da 25 anni a questa parte depuriamo i reflui tramite fitodepurazione - ricorda Baglioni -, un processo che siamo stati tra i primi ad adottare e al quale abbiniamo analisi dell’acqua potabile due volte l’anno».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato