Accessi chiusi a febbraio, così il coronavirus è rimasto fuori
Un rigido protocollo, definito in largo anticipo rispetto alle disposizioni ministeriali. Così, imponendo lo stop delle visite di parenti e volontari già da metà febbraio, la residenza per disabili «Firmo Tomaso» gestita a Villa Carcina dalla comunità Mamré è riuscita a preservare dal contagio non solo i propri ospiti, ma anche operatori, infermieri e medici che lavorano nella struttura.
Ad oggi la rsd non ha registrato casi di decessi o infetti tra i 44 ospiti (disabili gravi e gravissimi) così come tra i 65 operatori, i 7 infermieri e i 2 medici che lavorano al suo interno.
«Abbiamo chiuso gli accessi già a metà febbraio grazie alla lungimiranza dei medici Zimelli e Casatto - spiega il responsabile amministrativo della rsd, Maurizio Vivaldi -. Non è stato facile spiegare ai nostri ospiti che non avrebbero più visto parenti e volontari, ma la professionalità dei nostri operatori ha fatto sì che dopo un mese e mezzo di "isolamento" la vita dei nostri ospiti non abbia avuto mancanza alcuna».
Prima dell’inizio dell’emergenza circa la metà dei disabili accolti nella struttura era abituata a svolgere attività di ogni tipo. È chiaro che con il lockdown la loro vita è stata stravolta: di punto in bianco non potevano più fare niente di tutto ciò che era ormai nelle loro abitudini. «In questo frangente è subentrata la strabiliante capacità dei nostri operatori - spiega Vivaldi -, che si sono inventati attività di ogni genere per rendere la vita degli ospiti il più possibile simile a quella cui erano abituati». L’Amministrazione è riuscita a fornire tutti i dispositivi di protezione necessari e «fortunatamente anche il personale non si è ammalato e ha così potuto continuare, come fa da anni, a lavorare in turni normali di 7 ore».
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