Vanessa, testardaggine e coraggio: «Farò il Cammino di Santiago»
«Lo so, sono una rompiscatole. È che mi piace andare sempre un po’ più in là, oltre i miei limiti. Insomma: quando mi dicono che una cosa io non la posso fare, il bello è che mi vien voglia di provarci».
Vanessa Gabusi negli anni ha conquistato un poco di autonomia a prezzo di numerose operazioni chirurgiche e di lunghi quanto dolorosi trattamenti fisioterapici. Del resto la tetraparesi spastica, che per lei ha origine prenatale, non le ha dato molti vantaggi per affrontare l’esistenza. Ancora oggi ci mette una buona mezz’ora per preparare un caffè e per lei è difficoltoso anche solo aprire un cassetto.
Vanessa però ha deciso di non lasciarsi intimorire dagli ostacoli e di far invece affidamento sui punti di forza, che non mancano e che lei sa sfruttare molto bene. Fra le chance ci sono un cervello che «va a mille», la tenacia nel portare a termine i suoi propositi, la capacità di prendersi in giro quando serve... insomma di fattori su cui fare affidamento ce ne sono.
«Ho capito che non sono le gambe che ti portano dove vuoi andare, ma la testa. Certo, ho dovuto imparare a farmi aiutare dagli altri e forse è stata la cosa più difficile. Del resto ho 38 anni e comincio a dimostrarli tutti quanti, se non mi davo una mossa ora, quando?».
Vanessa è fatta così: risoluta. Ed è una che non molla mai. Perito aziendale e corrispondente in lingue estere al «Battisti» di Salò, lavora alla Copre come centralinista e si dà da fare anche in amministrazione, per quanto con la sua disabilità potrebbe farne a meno. Di più: da un paio di mesi vive da sola in un appartamento a Vobarno. E ogni tanto si toglie una soddisfazione.
Così col parapendio, ma è solo un esempio, in tandem per 45 minuti scendendo dal Pizzocolo. I progetti sono davvero tanti e fra questi, da realizzare a giugno del prossimo anno, lavoro permettendo, c’è il Cammino di Santiago.
«Ho già pensato a tutto: 34 giorni per percorrere 800 chilometri. Devo andare in aereo fino a Lourdes e poi ovviamente anche al ritorno. Servirà un’auto d’appoggio e serviranno loro, i miei angeli del Cai di Gavardo».
Il capo degli «angeli» non poteva che chiamarsi Angiolino, che di cognome fa Goffi. Lui e i suoi da alcuni anni sperimentano le Joelette per portare disabili a contatto con la montagna. Proprio in preparazione della trasferta spagnola, a giugno di quest’anno, hanno portato Vanessa per cinque giorni lungo la via Francigena, da Gambassi Terme fino a Siena. Esperimento riuscito: «Stando con loro - sottolinea Vanessa - avevo l’impressione che non mi mancasse nulla. L’unica cosa che mi dà pensiero è che per arrivare a Santiago avrò bisogno di una decina di accompagnatori e per il viaggio ciascuno di loro spenderà circa 1.200 euro. So che lo faranno volentieri, però mi piacerebbe trovare il modo di sostenerla io quella spesa, se non tutta almeno in parte. «Chissà - mi... suggerisce Vanessa -. Se tu racconti di questo mio progetto sul giornale, magari qualcuno che può si fa avanti».
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