Valle Dorizzo, strage nazifascista che ancora ferisce
Una strage che generò una ferita profonda nella comunità di Bagolino. Tant'è vero che solo sessant'anni dopo, era il 2004, è stato possibile apporre al fienile teatro della tragedia una targa alla memoria e l'allora prevosto bagosso don Arturo ha cominciato a celebrare una messa di suffragio per l'annuale ricorrenza, nella chiesetta non molto distante.
Fino a quel momento Bagolino non aveva mai festeggiato neppure la Liberazione. Ieri erano trascorsi 70 anni da quella tragica notte, nella quale a Valle Dorizzo i tedeschi delle SS e i fascisti delle brigate «antipartigiane» arsero vivi 10 ragazzi. Una strage che per volere dell’Associazione Familiari Caduti Valle Dorizzo e dello Spi-Cgil è stata commemorata oggi con una Messa di suffragio seguita dalla commemorazione ufficiale a cui hanno preso parte il presidente dell’Anpi provinciale Guido Ghidotti, il segretario generale Spi-Cgil Pierluigi Cetti e Dario Scarsi in rappresentanza dei familiari.
Quella notte, che solo in apparenza è tanto lontana, i dieci giovani vennero interrogati con metodi spicci, legati uno accanto all’altro nel fienile al quale venne dato fuoco, costringendo allo spettacolo anche una delle madri, legata mani e piedi. Fiamme che poi hanno bruciato per decenni, avviluppando in una spirale di odio e di recriminazioni tutta Bagolino.
Da una parte chi voleva mettere a tacere il rimorso per aver considerato quei giovani dei briganti, e per questo addirittura li aveva venduti. Dall’altra chi si era improvvisamente trovato di fronte all’orrendo dramma che ogni guerra si porta dietro, con l’aggravante di dover piangere dei figli.
Otto erano bagossi, due di Lavenone: Dante, Erminio, Placido, Giuseppe, Guido, Vincenzo, Giacinto, Walter, Giacomo e Paolo, i loro nomi. Due di loro, carbonai, si erano ritrovati lì per caso. L’episodio è stato ricostruito nel volume «Testimonianza partigiana a Bagolino e nella Valle del Caffaro», curato da Tiziano Ratti e pubblicato nel 2005.
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