Uccise il ladro a Serle, per i giudici fu omicidio volontario
Fu omicidio volontario. Non un incidente. Per la Corte d'Assise di Brescia, quello ai danni di Eduard Ndoj si configura a tutti gli effetti come un delitto da sanzionare con la reclusione per 9 anni e 4 mesi.
A tanto è stato condannato il bresciano Mirco Franzoni per aver ucciso il ladro 20enne di origini albanesi che nel tardo pomeriggio del 14 dicembre 2013, quattro anni fa esatti, era entrato in casa del fratello. La sentenza della Corte d'Assise di Brescia è arrivata dopo 8 ore di camera di Consiglio e dopo che il pm aveva chiesto la condanna a 16 anni spiegando che «in Italia è vietato rubare, ma anche uccidere e che se l'imputato avesse chiamato i carabinieri oggi staremmo celebrando un semplice processo per
furto e non per omicidio».
L'avvocato della difesa, Gianfranco Abate, aveva chiesto l'assoluzione «perché si è trattato di un dramma accidentale» e dopo la lettura del dispositivo si è detto insoddisfatto: «Leggeremo le motivazioni, ma non siamo contenti e non condividiamo la sentenza». In silenzio l'imputato che si è sempre proclamato innocente. «Non volevo uccidere è partito un colpo accidentalmente perché lui voleva portarmi via dalle mani il fucile» la tesi difensiva del 33enne bresciano.
Contrariati i familiari più stretti della vittima, il fratello e lo zio che, con i genitori del 20enne ucciso, si erano costituiti parte civile. «Se fosse stato scoperto in casa capisco anche sparare, ma non si può impugnare un fucile in strada e uccidere. Mi aspettavo almeno 20 anni di condanna» il commento dello zio della vittima. Proprio ieri, lui e il fratello di Eduard Ndoj sono stati raggiunti da un provvedimento della Questura che vieta loro di mettere piede nel Comune di Brescia per i prossimi tre anni perché - si legge nel provvedimento - «non avendo residenza a Brescia e nemmeno un lavoro a Brescia non c'è motivo plausibile della loro presenza nel Comune».
Tutto questo nonostante fossero parti civili nel processo. «Un provvedimento assurdo, non lo capisco. Noi volevamo solo giustizia, non vendetta» il commento del fratello della vittima. Con la sentenza la Corte d'Assise di Brescia ha disposto un risarcimento provvisionale immediatamente esecutivo di 50mila euro a testa per i genitori di Eduard Ndoj e di 25mila per il fratello. Rigettata la richiesta di risarcimento presentata dall'avvocato Alessia Brignoli per gli zii del giovane ucciso quattro anni fa. Complessivamente il legale di parte civile aveva formulato una richiesta di 3 milioni e 700mila euro per il danno subìto.
La Corte d'assise di Brescia ha poi deciso l'invio alla Procura degli atti per aprire un procedimento per falsa testimonianza nei confronti di quattro testimoni comparsi in aula durante il dibattimento. «La vicenda - aveva spiegato in aula il pm Kati Bressanelli, che aveva chiesto 16 anni di condanna per Franzoni - è avvenuta con un sottofondo omertoso perché tutti ritengono Franzoni un bravo ragazzo che non è da condannare e la vittima un ladro che ha meritato la fine che ha fatto».
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