Terrorismo: foreign figther condannato, percorso al martirio
La circostanza che El Abboubi si sia arruolato nelle fila dello Stato islamico ed abbia attivamente combattuto sul fronte siriano dimostrano che l'aspirazione terroristica, già affiorata in forma embrionale all'epoca delle condotte descritte nell'imputazione, sia stata in seguito effettivamente portata a compimento.
Lo scrive la Corte d'Assise di Brescia nelle motivazioni della condanna a sei anni per terrorismo nei confronti di Anas El Abboubi, foreign fighter partito da Vobarno, e andato in Siria per combattere facendo perdere le proprie tracce.
«Benché a rigore le vicende belliche sono estranee alla cornice temporale del presente processo, tuttavia non può sfuggire come vi sia tra le stesse attività poste in essere dall'imputato in Italia un unico file conduttore, facilmente riconoscibile attraverso la lettura dinamica degli eventi», scrive la Corte bresciana.
El Abboubi era stato arrestato nell'estate del 2013 e poi scarcerato per mancanza di gravi indizi di colpevolezza dal Riesame. Il 14 settembre dello stesso anno si è arruolato per l'Isis. In Italia l'arresto era scattato per apologia del terrorismo perché in rete aveva manifestato l'idea di colpire alcuni obiettivi sensibili di Brescia.
«La Corte - scrivono i giudici - ritiene di poter escludere, sulla base delle risultanze processuali, che l'imputato si sia limitato ad una mera acquisizione personale, sporadica ed occasionale, di informazioni, riferibile ad un esercizio autoreferenziale di estremismo o a semplice curiosità».
Agli atti dell'inchiesta c'è anche un'intercettazione tra El Abboubi, mentre si trova in Siria, e il padre in provincia di Brescia. Il foreign fighter conferma di essere in territorio di guerra e al genitore dice di non voler tornare in Italia. «Lo chiami modo di vita che un essere umano potrebbe vivere là? Vivi con loro come un cane, maledetti» spiega El Abboubi. Per la Corte d'Assise di Brescia quella telefonata «rappresenta una vera e propria confessione extragiudiziale rispetto al progressivo percorso di radicalizzazione sfociato nel martirio».
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